DIPLOMATICI ITALIANI IN SVIZZERA
13/05/2018 h. 19:44
AISE
13 maggio 2018
ZURIGO\ aise\ - “Diplomatici italiani in Svizzera è il nuovo libro di Tindaro
Gatani, edito dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS). Il
libro, che raccoglie gli articoli apparsi su “La Rivista”, si occupa della
figura e dell’opera di cinque ambasciatori italiani nella Confederazione, che,
in particolari momenti storici, hanno svolto un importante ruolo nelle
relazioni tra i due Paesi”. È quanto si legge proprio su “La rivista”, mensile
della Ccis edito a Zurigo da Giangi Cretti.
“La ricerca riguarda le missioni in Svizzera di: Giulio Silvestrelli
(1853-1938), capo Legazione a Berna dall’agosto 1902 al febbraio 1904; Giuseppe
De Michelis (1872-1944), Regio commissario all’emigrazione italiana in Svizzera
(1902) e fondatore della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (1909);
Raniero Paulucci di Calboli (1861-1931), Rappresentante italiano in Svizzera
dal febbraio 1913 a novembre 1919; Attilio Tamaro (1884- 1956), Capo della
Legazione a Berna da luglio 1935 a giugno 1943; Egidio Reale (1888-1958), Capo
della Legazione italiana a Berna da gennaio 1947 e, poi, primo Ambasciatore
d’Italia in Svizzera dal 1952 a febbraio 1955.
L’autore si sofferma sul carattere e l’importanza dell’azione di ognuno di
loro, con rigorose ricerche, fatte negli archivi, nelle biblioteche e nelle
cronache coeve, inquadrandone l’attività diplomatica nel particolare momento
storico.
Una pubblicazione grazie alla quale si potranno capire meglio taluni eventi
riguardanti le relazioni italo-svizzere nel corso del secolo scorso e quindi
anche il contributo degli immigrati italiani per lo sviluppo economico della
Confederazione.
Il Sen. Pierferdinando Casini, Presidente uscente della Commissione permanente
Affari Esteri ed Emigrazione del Senato, nella Prefazione al volume, si pone la
domanda “se la diplomazia o meglio la figura dell’ambasciatore abbia ancora una
sua funzione vitale. Se, appunto, nell’epoca di internet, il ruolo del
diplomatico non sia funzionalmente superato sia all’interno dell’Unione europea
sia nel Mondo globalizzato?”.
Domanda lecita e appropriata che si pongono quanti vedono nella funzione
diplomatica “una casta di alti burocrati inviati all’estero a dirigere uffici
molto costosi e spesso inutili”. Tanto che “l’immaginario collettivo li vede
impegnati in attività di semplice rappresentanza, che svolgono la loro missione
tra ricevimenti e riunioni... con scarsa influenza sulla politica estera dello
Stato che rappresentano. Si crede cioè che la politica estera sia ormai solo
appannaggio dei poteri forti dell’economia nazionale e internazionale”.
Per il Senatore Casini non è così, perché: “Proprio in un mondo globalizzato la
figura e il ruolo dell’ambasciatore assumono, invece, una nuova e più profonda
funzione che richiede maggiore preparazione, sensibilità e responsabilità” e,
soprattutto, spirito di adattamento al nuovo contesto globalizzato, che
richiede le specializzazioni in settori del tutto nuovi come i cambiamenti
climatici, lo sviluppo, la finanza, la sicurezza alimentare.
I nuovi diplomatici devono, infatti, saper “utilizzare i media con
consapevolezza e capacità di interpretazione delle notizie, distinguendo
nell’eccesso informativo ciò che veramente serve”.
In sintesi: nel mondo globalizzato, il diplomatico deve «approfondire e capire
gli eventi economici, i fenomeni sociali e migratori... e da essi suggerire
responsabilmente quali siano le priorità, più o meno, strategiche da seguire
nei rapporti bilaterali o multilaterali con i quali il nostro Paese si
confronta». Il realismo e la lungimiranza del moderno diplomatico sono un buon
viatico alla sua missione, il cui successo dipende anche dal contesto
storico-politico nel quale egli è costretto a operare e, soprattutto, “dal suo
carattere, come dimostra Tindaro Gatani tratteggiando la figura e l’opera di
cinque diplomatici che hanno svolto parte della loro attività in Svizzera””. (aise)