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Assemblea Generale Ordinaria
Sala Aldo Moro
25 febbraio 2014

Trascrizione letterale dei lavori

 

Gabriele Meucci - Presidente SNDMAE: Buona sera a tutti. Benvenuti. Direi di procedere al primo passo di questa Assemblea, ossia l'elezione del Presidente dell'Assemblea. Noi del Consiglio direttivo e del Comitato esecutivo abbiamo pensato di  proporre all'Assemblea per questo compito l'Ambasciatore Daniele Mancini che, se siete d'accordo, potremmo eleggere per acclamazione.
(applausi)
Prego.

Daniele Mancini - Presidente dell'Assemblea: Buonasera, buonasera a tutti, buonasera cari colleghi. Dopo, mi è stato indicato che potrò darvi qualche mia breve, succinta riflessione su come valuto io questa fase della vita del nostro Sindacato, in questo momento, nel nostro Paese. Adesso si va avanti rapidamente, mi par di capire, con l'ordine del giorno e con i punti tecnici.
Avvenuta l'elezione del Presidente dell'Assemblea, si va al secondo punto: Discussione e approvazione del bilancio consuntivo 2013 e del bilancio preventivo 2014, a cura del collega Davide Marotta.

Davide Marotta - Segretario Esecutivo SNDMAE: Grazie Presidente, grazie Gabriele. Il consuntivo si chiude con un saldo iniziale di 53.352,61 euro, per una disponibilità totale nell'esercizio 2013 di 303.622 euro, 225.317 dei quali provenienti da quote associative, altri da... importi minori... quote assistenza fiscale quasi 6.600 euro, quote pensionati 2.309 euro e Assicurazioni Generali Carlsson TFR 16.000 euro.
Uscite sostenute nel 2013, quindi da 303.000 euro di disponibilità, 252.864 euro, per un saldo complessivo di 50.758 con cui ci accingiamo quindi ad affrontare il 2014, per cui prevediamo 227.880 euro di entrate dalle quote dei soci, sia pensionati che in servizio, e delle uscite che poi, se ritenete, possiamo dettagliare di 247.880 euro. Quindi con un residuo, un saldo previsto, di 30.758 euro.
Qual è il motivo di questo scostamento di circa 20.000 euro nel saldo finale? Abbiamo sostanzialmente uscite in linea con quelle dell'anno scorso;  la voce che abbiamo ritenuto di inserire nella previsione di quest'anno, riguarda 20.000 di consulenza legale per il Sindacato, in materia di ricorsi, evidentemente, promozioni bianche, ma anche per una serie di quesiti ad hoc che potrebbero sorgere, rispetto ai quali il Sindacato ha interesse di conoscere il parere di un legale, con cui quindi stipuleremo nei prossimi giorni, laddove approvato questo preventivo, una bozza di intesa, diciamo... una convenzione.
La voce maggiore che prevediamo è legata, evidentemente, alla gestione del personale del Sindacato: 79.800 euro per la retribuzione netta di quattro persone della segreteria, 25.000 euro per il Presidente in distacco, contributi e tasse quasi 80.000 euro e 25.000 euro di tasse e contributi per il Presidente. Ci sono poi importi minori... tranne 5.000 euro, che è un importo un po' significativo relativo alla consulenza informatica, sono poi tutte quote sui 2-1.500, 3.000 euro che adesso non sto a tediarvi con una singola lettura puntuale. Quindi, ripeto, totale uscite di 247.880 euro per un residuo previsto di 30.758.
Abbiamo preferito non alzare, non proporre l'elevazione delle quote di associazione, sia in virtù del momento sia perché abbiamo comunque un saldo, quindi abbiamo preferito toccare questo tesoretto. Questo è tutto, Gabriele. Grazie, Presidente.

Daniele Mancini - Presidente dell'Assemblea: Grazie a te, caro Davide. Il punto successivo, il terzo, è Relazione del Presidente della Commissione di Vigilanza, il collega Vittorio Sandalli.

Vittorio Sandalli - Presidente Commissione di Vigilanza: Sì, a commento di quanto diceva Davide Marotta, noi con i due colleghi Pietro Tombaccini e Nico Longo, abbiamo rilevato la sostanziale parità tra entrate e uscite, in più abbiamo notato una particolare attenzione, accortezza nel contenimento di spese per utenze, convegni ed altre attività. In più un aspetto che abbiamo valutato favorevolmente è la progressiva riduzione delle spese per il personale. Do comunque lettura del nostro verbale.
La Commissione di Vigilanza del SNDMAE, composta dal Ministro Plenipotenziario Vittorio Sandalli e dai Consiglieri di Legazione Pietro Tombaccini e Nico Longo, ha esaminato, in data 24 febbraio 2014, i bilanci consuntivo 2013 e preventivo 2014 e li ha ritenuti congrui.
La Commissione ritiene di portare all'attenzione del Consiglio e dell'Assemblea dei Soci le seguenti considerazioni.
Il bilancio consuntivo 2013 registra un'eccedenza delle uscite rispetto alle entrate per circa 2.500 euro, disavanzo che risulta assorbito dalla disponibilità bancaria (pari attualmente a oltre 50.000 euro) e che è nettamente inferiore a quello registrato nell'esercizio precedente, anche in virtù del contenimento delle spese di rappresentanza, telefoniche e per assemblee e convegni.
Il bilancio preventivo 2014 prefigura un saldo passivo di 20.000 euro, dovuto alla prospettata conclusione di un contratto di assistenza legale, di cui il Consiglio ha ravvisato l'utilità in considerazione della attuale congiuntura sindacale.
Era l'aspetto che sottolineava il collega Marotta.
La Commissione valuta positivamente nel bilancio preventivo 2014 la riduzione per le spese di personale (con l'importo per retribuzioni nette in diminuzione del 13% rispetto al 2013) e raccomanda di mantenere un attento monitoraggio su tale voce di spesa.
La Commissione prende atto della semplificazione del bilancio preventivo mediante l'accorpamento di alcune voci di spesa e l'espunzione delle partite di giro.

Daniele Mancini - Presidente dell'Assemblea: Bene, grazie. Punto successivo: Elezione dei membri della Commissione di Vigilanza... ne abbiamo due, una Elettorale e l'altra di Vigilanza... li nominiamo, nel senso che ne darò lettura e, se capisco bene, ci sarà una procedura di elezione esplicita, cioè con un applauso... qualcosa del genere.
Presidente abbiamo di nuovo il collega Vittorio Sandalli e i membri... potrebbero essere Pietro Tombaccini e Nico Longo... io, scusate, ma almeno quando siamo tra di noi al Sindacato sono refrattario all'utilizzo dei gradi.
Presidente, devono applaudire... diamo per scontato che siano tutti quanti d'accordo?
(applausi)
Anche i bilanci vanno approvati... benissimo, ottimo. Bulgari sì ma non fino in fondo... Commissione elettorale 2014-15, invece abbiamo come Presidente Piero Cristoforo Sardi e scrutatori Tommaso Ercole e Angela Zanca.
(applausi)
E anche questo abbiamo finito. Torniamo ai bilanci.
Sei sempre tu? Vanno approvati con la solita procedura... sempre con la solita procedura, con l'applauso?

Gabriele Meucci - Presidente SNDMAE: C'è qualche osservazione?

Daniele Mancini - Presidente dell'Assemblea: Adesso o mai più, come si diceva nei buoni matrimoni...
(applausi)
E quindi l'Assemblea ha approvato l'elezione dei membri delle due Commissioni... di Vigilanza ed Elettorale e... i bilanci. A questo punto la parte formale mi pare che si sia conclusa e quindi incomincia la parte sostanziale...
Benissimo. Su abile e tempestivo suggerimento del Presidente possiamo a poco più di dieci minuti, quando... capisco che arriveranno altri colleghi e arriveranno gli ospiti. Possiamo quindi aggiornarci per dieci minuti, grazie... alle 15.

(pausa dei lavori)

Daniele Mancini - Presidente dell'Assemblea: Buon pomeriggio a tutti, prima di iniziare la parte principale di questa nostra Assemblea pomeridiana, l'Assemblea annuale del SNDMAE, desidero informare tutti coloro che non hanno preso parte alle deliberazioni precedenti, che la parte cosiddetta tecnica, l’elezione dei membri della Commissione di vigilanza e l’elezione dei membri della Commissione elettorale, si è conclusa, così come l’approvazione del bilancio.
Adesso ci sarà, come dicevo, la parte di sostanza. Mi è stato chiesto di presiedere questa nostra Assemblea, del nostro Sindacato. Lo faccio volentieri. Non mi aspettavo, come potete immaginare, di prendere parte a questo evento, a dimostrazione che la vita riserva sempre molte sorprese a tutti.
E’ una Assemblea importante, importante per le cose che verranno decise, per le cose che verranno dette; è un’Assemblea importante perché la fase che attraversa il nostro Paese è importante, forse definirla per una volta ‘cruciale’ non significa esagerare negli aggettivi.
Io penso di interpretare i vostri sentimenti comuni per salutare e ringraziare la Ministro Signora Bonino, così come formulare un saluto e un augurio cordiale alla Ministro, all’Onorevole Ministro Mogherini, che ha appena assunto le sue funzioni.
Sui contenuti e sullo stato di salute del nostro Sindacato si esprimeranno il Presidente uscente e il Presidente entrante, il presidente De Agostini, al quale formuliamo un ringraziamento e al Presidente entrante, ormai entrato, devo dire, Meucci, a cui formuliamo i nostri migliori auguri.
Ho chiesto di poter svolgere non solo la posizione onorifica, ma di poter svolgere a titolo mio personale alcune considerazioni, essendo membro di questo Sindacato da 36 anni, cioè da quando sono entrato per la prima volta qui, nel Palazzo bianco, qui nel Palazzone, la Casa, come molti di noi la chiamano.
Ho visto, e mi fa molto piacere, come credo faccia piacere a tutti noi, come il dibattito sindacale in queste settimane ha subìto una accelerazione molto intensa, gli argomenti sono vari, dalla riforma dell’ISE, alla parità di genere, al trasporto delle masserizie,                mi si perdonerà se ricordo solo questi, ma insomma ce ne sono altri, questi sono alcuni di quelli che mi sono sembrati più gettonati.
Direi che è un bene che argomenti sindacali siano dibattuti da un sindacato in modo anche molto aperto, non dobbiamo mai dimenticare che un sindacato non è un partito, non è un movimento d’opinione, né tantomeno il sindacato deve essere la cinghia di trasmissione dell’Amministrazione. Tuttavia dobbiamo essere, ritengo, ben consapevoli, e rivendicarlo con fierezza, della nostra specificità. Ecco, questo è uno dei messaggi che mi sento, come membro di questo nostro Sindacato, di passare. Specificità significa diversità, una diversità positiva, soprattutto nel momento in cui tutti quanti rivendicano soprattutto l’omologazione. Noi non ci battiamo soltanto per acquisire, come dire, vantaggi specifici, materiali, per noi, per le nostre famiglie, ma ci battiamo anche per contribuire a definire meglio, a focalizzare sempre meglio il ruolo della Farnesina nel nostro Paese e il ruolo dell'Italia nel mondo, fin troppo abusato il termine, direi il mondo che cambia.
Noi vogliamo bene alla nostra Amministrazione, nel senso della nostra Casa, quella in cui operiamo e vogliamo fare la nostra parte come cittadini italiani e come funzionari dello Stato affinché questo nostro Paese ricominci a muoversi, si rimetta in movimento, ritornando ad avere quel ruolo, quello standing, quella presenza, che sono suoi, che gli competono, quindi noi faremo anche la nostra parte.
Ho letto in questi ultimi giorni nel nostro circuito, sulla ri-concettualizzazione della funzione diplomatica. È un termine un po’ complicato, però mi sembra estremamente utile quello che c’è dietro, cioè l’idea di una ri-focalizzazione, ecco forse la chiamerei così, della nostra funzione diplomatica. Mi sembra importante che ciò si faccia e mi sembra importante che vi contribuisca anche il Sindacato, non soltanto l’Amministrazione, nel rispetto dell’autonomia dei rispettivi ruoli.
Sulla specificità, io personalmente trovo ozioso il dibattito "casta, non casta"; l’ho sentito per la prima volta quando entrai qui tanti e tanti anni addietro, io non... lo sostituirei con quello: "serviamo o non serviamo?". Se serviamo, serviamo… se non serviamo siamo da… stavo per dire "rottamare", ma adesso non mi sembra... è una espressione molto conosciuta. Se serviamo dobbiamo farlo sapere, dobbiamo organizzarci, perché questo messaggio sia convogliato all’esterno e non prendo neanche in considerazione l’altra ipotesi, quella del non serviamo, perché mi sento di escluderla.
L’esterno, però anche l’interno, ecco, questo è il secondo dei messaggi che vorrei passare. Noi credo che dobbiamo sforzarci in ogni momento di ri-sottolineare questo forte senso di appartenenza. Il senso di appartenenza non sono soltanto le gallerie lungo le quali si vedono i ritratti dei vari Segretari generali, dei vari Direttori generali che hanno servito sul filo dei decenni; il senso di appartenenza è la convinzione di fare un lavoro importante, insostituibile, unico, in queste determinate condizioni, in questo momento; quindi quello che io ho chiamato un senso di appartenenza, lo definirei come la continuità tra le generazioni, ecco, questa è una idea a cui io tengo molto, la continuità delle generazioni che si succedono al Ministero degli affari esteri; io ho avuto l’occasione, la fortuna devo dire, di lavorare con Ambasciatori di grandissima qualità, con alcuni Ministri di altrettanta visione eccetera, ma ecco l’idea del pensare avanti, di guardare oltre l’orizzonte, la Farnesina di domani sarà la Farnesina di tutti coloro che vi operano oggi e vi opereranno nei mesi e negli anni a venire, che siano funzionari diplomatici, che siano qualifiche funzionali, e questo è un discorso che mi sento di fare soprattutto ai giovani che sono presenti qui e, se capisco bene, anche coloro che sono collegati sulla rete in questo momento. La Farnesina è in sostanza, e questo è l’ultimo concetto, quello con cui voglio chiudere, non è solo dell’Amministrazione, l’Amministrazione siamo tutti noi, tutti, l’Amministrazione è la vostra e la nostra, quindi dobbiamo forse abbandonare anche al nostro interno alcuni atteggiamenti un po’ vecchio schema, anche un po’ vetero-sindacali. Anche il Sindacato deve trovare il coraggio di rinnovarsi, deve lavorare su nuove idee, facendo sempre attenzione ai propri motivi fondanti e al fatto che i partiti muoiono, lo abbiamo visto, le idee muoiono, le ideologie passano, trascorrono, quindi questo può succedere anche ai sindacati; quindi dobbiamo trovare in ogni momento la motivazione giusta per essere validi, pertinenti e, come dicevo, importanti per la Farnesina e per il Paese che serviamo. In sostanza: niente pilota automatico.
Ecco, queste erano alcune considerazioni che mi sentivo di svolgere, caro Presidente, all’inizio di questa Assemblea. Chiedo scusa se sono andato magari fuori tempi, ma ho fatto un package, che valeva un bonus per i 36 anni accumulati.
Passerei adesso, se non ci sono indicazioni contrarie in collegamento skype con Harare per ascoltare la relazione del Presidente uscente, il collega Enrico De Agostini.

Enrico De Agostini – Presidente uscente: Grazie Daniele e un caloroso saluto a tutti. Se avessi una sola parola per descrivere l’operato dei due consigli che ho avuto l’onore di presiedere, direi: RiFarnesina.
All’indomani del famigerato taglio del luglio 2012 di oltre 200 milioni, in piena crisi dei Marò, con la stampa che ci attaccava quotidianamente, con una situazione interna al Ministero non proprio facile, il Consiglio decise che l’unico modo credibile di reagire fosse la concezione di un progetto organico di riforma, che andasse oltre e al di là dei temi pur giusti proposti dall’esercizio interno di spending review, che, peraltro, era fino ad allora rimasto inattuato.
Credo che l’elemento che più caratterizza il programma di RiFarnesina, quello che lo rende davvero ambizioso, sia la sua organicità. Il tema della gestione delle risorse umane e finanziarie viene, infatti, affrontato in maniera per quanto possibile onnicomprensiva, evitando l’errore commesso fin troppe volte di riformare un aspetto della gestione delle risorse, senza toccare il contesto più ampio. Inoltre, per la prima volta si affrontano i problemi di gestione dell’intera amministrazione partendo dalle esigenze delle nostre sedi all’estero, che sono la nostra ricchezza, la nostra peculiarità. Per la prima volta, insomma, si tenta di raddrizzare l’albero che è rovesciato.
Ecco, direi che questa è l’eredità che il consiglio uscente lascia a quello entrante: quella di un continuo stimolo all’Amministrazione ad abbandonare la logica dell’emergenza, quella che conduce inevitabilmente alle riforme a pezzettini: oggi i trasporti, domani l’ISE, lasciando il resto del quadro immutato. È una logica che non funziona e produce spesso risultati contraddittori.
E un esempio di questa logica errata è, a mio parere, la nostra difesa dell’immagine.
Pochi sembrano riconoscere che quello che si dice di noi all’esterno della Farnesina, fatta la tara degli interventi e degli articoli in plateale malafede, è in larga misura collegato al modo in cui nostre strutture si relazionano con i loro utenti, è, cioè  frutto dei comportamenti nostri e degli altri dipendenti. Come migliorare questi comportamenti, come renderli più vicini agli interessi dei nostri utenti? Queste sono le domande che dobbiamo porci se vogliamo veramente andare al cuore del problema. 
Personalmente credo che fintantoché i dipendenti delle Aree Funzionali non godranno di alcuna progressione di carriera basata sul merito e noi diplomatici continueremo ad essere giudicati non tanto per i risultati che otteniamo – soprattutto all’estero – quanto a seconda delle esoteriche formule che governano la collocazione in fasce, la compilazione dei bollettini, gli scavalcamenti, i ripescaggi e i medaglioni – cose del tutto incomprensibili non solo per il cittadino medio, ma anche, spero, per i giovani appena entrati,
fintantoché, dicevo, non cambieranno i meccanismi che fanno scattare la molla della produttività, che assicurano comportamenti sempre virtuosi nei confronti dei nostri utenti, gli attacchi non cesseranno e saranno, in alcuni casi, anche giustificati.
Se vogliamo, quindi, veramente occuparci del deficit di immagine che incombe su di noi e sulle risorse a nostra disposizione dobbiamo lavorare prima di tutto sulle sue cause profonde e, in secondo luogo, dobbiamo avere una strategia di comunicazione di lungo periodo.
Negli scorsi  due anni il SNDMAE si è occupato di entrambi questi temi proponendo: a) un diverso sistema di valutazione e avanzamento, aperto al mondo esterno, e
b) un concreto ed immediato veicolo di comunicazione.
Forse non avete scordato che al tema dell’immagine e della comunicazione dedicammo un’intera assemblea generale ordinaria, tenutasi l’anno scorso di questi tempi proprio nella sala dove siete oggi. A distanza di un anno a che punto siamo?
Abbiamo almeno cominciato a pensare a dei veicoli mediatici che ci permettano di spiegare anche al grande pubblico cosa facciamo e perché siamo utili?
Delle volte è necessario parare le botte, giocare di rimessa, ma  così la partita della comunicazione non si vince di certo.
Concludo dicendo che sono stati due anni duri, durissimi per il Paese, per l’Amministrazione e per il SNDMAE. Abbiamo lottato come abbiamo potuto e purtroppo molte delle battaglie vinte o perse non le posso nemmeno citare in una relazione consuntiva e tanto meno in una assemblea.
Ma la battaglia per l’attuazione di riFarnesina è ancora in corso e spero per l’Amministrazione, oltre che per il sindacato e per tutti noi, che sia presto vinta.
Se lo sarà o meno dipenderà anche dal sostegno che i soci manifesteranno al consiglio e al presidente. Vi assicuro che quando qualcuno di noi denuncia un’ingiustizia o anche solo un problema e i soci non rispondono pubblicamente su sndmail “perché tengono famiglia” o magari rispondono discettando dottamente sul genere dei sostantivi, non fanno male solo al sindacato e alla buona amministrazione, non scoraggiano solo chi ha sollevato il problema, fanno male a se stessi.
Sosteniamo quindi pubblicamente Gabriele Meucci e il nuovo consiglio. Il coraggio non gli manca di certo e ne avranno sicuramente bisogno nei mesi a venire!  Grazie a tutti.
(applausi)

Daniele Mancini - Presidente dell'Assemblea: Grazie. Grazie molte, caro Enrico per le tue parole. Passo adesso la parola al sitting President del SNDMAE, Gabriele Meucci.

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Grazie, Presidente. Ringrazio tutti i presenti: l'Ambasciatore Valensise, l'Ambasciatore Belloni, il rappresentante del sindacato prefetti, che ho visto prima, il Dottor Di Napoli, della Commissione Esteri della Camera. Purtroppo il Presidente Casini, che doveva essere qui con noi, un'oretta fa ci ha comunicato la sua impossibilità a partecipare per motivi che è inutile spiegare.
Passo a spiegare una relazione... ringrazio anche i giornalisti che sono venuti intervenire e tutti i nostri illustri ospiti.
Il 2014 si e' aperto annunciando novità importanti per il futuro del nostro Paese, un nuovo Governo si è da poche ore insediato, una nuova Ministro degli Affari Esteri ha da poco preso possesso delle sue nuove funzioni alla Farnesina. Le auguriamo sinceramente ogni successo.
Lasciate che in questa occasione rivolga anche un caloroso saluto e un vivo ringraziamento alla Ministro Emma Bonino, che ci ha guidato fino a pochi giorni fa con passione e con dedizione ed e' stata al nostro fianco dimostrando sempre di saper apprezzare  tutto il  personale di questo Ministero, che ha avuto l'onore di servire, con lei, il Paese in momenti molto difficili..
La carriera diplomatica italiana, che questo sindacato si onora di rappresentare raccogliendo due terzi dei suoi componenti, vive le difficoltà del Paese dalla “linea del fronte" - permettetemi questa espressione . La rete diplomatica italiana, con il suo personale, ha rappresentato e rappresenta sempre gli interessi del Paese, nonostante i travagli della politica interna nazionale. Noi non guardiamo al colore politico del Governo, noi serviamo il Paese, con lealtà, con dedizione, con senso dello Stato.
Come le forze armate, siamo operatori della sicurezza internazionale, svolgiamo il nostro lavoro in un mondo molto più instabile di qualche anno fa, garantiamo all’Italia una capacità di rete con i Governi degli altri Paesi, una rete attiva e passiva, dinamica, elastica, capace di anticipare e parare i colpi avversi. Siamo, in altre parole, parte del sistema di sicurezza internazionale dell’Italia, tanto a beneficio dei singoli cittadini e delle imprese, quanto a vantaggio del mantenimento e della stabilità delle posizioni geopolitiche assunte dai Governi italiani nel tempo.
Credo che sia giunto il momento che il Ministero degli affari esteri si doti di un documento di strategia, che dovrà essere fatto proprio dal Governo, che metta bene in chiaro il suo ruolo di attore della sicurezza internazionale per il Paese, che spieghi il compito che ci è affidato, allo stesso tempo delicatissimo e preziosissimo, di garantire il posizionamento dell’Italia nel quadro internazionale in un disegno strategico ben definito di stabilità politica ed economica.     
La funzione diplomatica, che si evolve nel tempo come ogni altro strumento della politica, interna ed estera, rimane anche oggi, nonostante quanto ogni tanto capita di sentire qua e là, una funzione indispensabile per ogni Paese che intenda relazionarsi con gli altri. Ho citato quanto ogni tanto capita di sentire qua e là, riferendomi a coloro che considerano inutile la diplomazia per il fatto che oggi tutti possiamo viaggiare facilmente e velocemente e gli stessi governanti si mandano messaggi fra di loro, se lo vogliono. Probabilmente quando il telefono cominciò a divenire una abitudine, più di un secolo fa, ci sarà stato qualcuno a sostenere che, vista la facilità delle comunicazioni, tanto valeva abolire gli ambasciatori.
Non è andata così. Se anche gli incontri immediati fra esponenti dei Governi sono molto frequenti, essi sono sempre preceduti, e seguiti, da un fitto lavorio, fatto da mesi e mesi di minuziosa intelligenza e di capillare conoscenza, di strategia, insieme ai nostri colleghi stranieri, che fanno il nostro stesso lavoro "dall'altra parte".
Dico cose che a noi possono apparire ovvie, ma e' bene ribadirle sempre più spesso poiché mi pare che si tratti di nozioni che, con l'andare del tempo, stiano scomparendo dal patrimonio della cultura generale, purtroppo anche in seno ad alcune forze politiche italiane rappresentate in Parlamento.
Siamo pochi, noi lo sappiamo, i diplomatici italiani sono 898. Ci confrontiamo con 1.865 diplomatici tedeschi, 2.700 francesi,  3.350 inglesi.  Utilizziamo nel nostro lavoro risorse pari allo 0,21 per cento del bilancio dello Stato, contro l’1,15 dei tedeschi, l’1,78 dei francesi, ad esempio.  Insomma con le risorse dell'Olanda, facciamo il lavoro dei tedeschi. Quanti fra gli italiani lo sanno non lo so dire, e non so neanche dire quanti degli esponenti politici italiani lo sappiano, viste certe dichiarazioni che echeggiano ogni tanto sui giornali.
E a proposito di giornali e di immagine, cari ospiti ed amici, dobbiamo constatare che ci siamo trovati a fronteggiare, negli ultimi tempi, alcuni tentativi di delegittimazione della nostra funzione e della nostra dignità che, se non proprio nuovi, mi paiono francamente di aver passato il segno della tollerabilità.
Mentre nessuno si sognerebbe di maltrattare le forze armate, braccio della politica estera italiana – diciamo così, in un momento in cui sono impegnate a difendere gli interessi dell’Italia in numerose ed impegnative missioni internazionali, una per tutte l’Afganistan, noi invece dobbiamo tollerare, anche dalla voce di alcune forze politiche in Parlamento e nel Governo, periodici ed offensivi attacchi alla nostra dignità professionale. In Afganistan non ci sono solo i soldati italiani, ci siamo anche noi. Non lo si scordi mai. 
Non comprendo a che cosa miri una certa stampa quando ci attacca frontalmente per i nostri cosiddetti stipendi. Dico cosiddetti stipendi perché le notizie, anche di recente diffuse da apparentemente autorevoli fonti di ricerca male informate, e che comparavano i compensi di alcuni nostri ambasciatori con quelli di altri importanti Paesi europei, ebbene quelle notizie erano fra le più falsamente rappresentative della realtà.
I nostri compensi all'estero, regolati da un sistema impiantato decenni fa da una classe dirigente pubblica probabilmente consapevole dell'inefficienza della macchina amministrativa italiana rispetto a quella degli altri Paesi nostri concorrenti, i nostri compensi all'estero - dicevo -comprendono i costi del servizio all'estero per lo Stato, che infatti sborsiamo ciascuno di tasca nostra, senza gravare sulla lenta ed oberata macchina burocratica dello Stato per far fronte ad ogni singola spesa, grazie all'assegno comprensivo che riceviamo quando siamo all'estero. Sono gli stessi costi del servizio che molti altri Ministeri degli Esteri si assumono in proprio, senza delegarli al portafoglio personale dei loro dirigenti, come ad esempio la casa, l'auto, le scuole dei figli, le spese per organizzare eventi promozionali dell'Italia all'estero. Non per fare dell'ironia, faccio solo presente che il Foreign Office di Londra, che ha un sistema opposto al nostro - cioè paga uno stipendio netto ai suoi dipendenti e si fa carico direttamente di tutti i costi della presenza all'estero del suo personale, come farebbe un'impresa privata - contempla fra i contributi individuali aggiuntivi voci come il barbiere o il parrucchiere e le gomme invernali.
E qui vorrei soffermarmi sulla nostra dignità, sul valore del lavoro e dell'attività che svolgiamo, sette giorni su sette, trenta giorni al mese, dodici mesi l'anno, da Kabul a Washington, da Yangon a Gerusalemme, da Kiev e Tripoli al Congo fino a Londra o a Berlino o a Buenos Aires o all'Uzbekistan. Posti diversi, lavoro differentemente complesso, stessa dedizione totale.
Ci sentiamo francamente offesi quando leggiamo certe affermazioni superficiali sul nostro conto, di recente anche volutamente falsate da alcuni che ci accomunano ai "costi della politica".
Vorrei qui dire chiaro e forte, perché tutti intendano, che l'unica "casta" che potrebbe assomigliarci e' quella dei bramini, ma meglio evitare di parlare di India oggi..., dei sacerdoti di una religione internazionale, la religione della politica estera. E se vogliamo parlare dei "costi della politica", allora gli unici costi che ci riguardano sono i "costi della politica estera", che già da anni sono a livelli pericolosamente bassi, troppo bassi per garantire la corrispondenza delle idee con le azioni, per un Paese come l'Italia che si vuole fra i leader europei. Così bassi che e’ veramente giunto il momento di chiederci tutti, a partire dal Governo e dal Parlamento, se l’Italia sarà ancora in grado di averne una di politica estera.
E fra i "costi della politica estera",  devo sorvolare su quanto i nostri colleghi devono metterci di tasca propria per compiere missioni all'estero, per poi ricevere rimborsi, incompleti, sei mesi dopo? Ma quale organizzazione, chiedo a voi, manda in missione i propri dipendenti in questo modo? Vai una settimana in Cina e ti paghi tutto tu, poi vediamo cosa ti rimborso, il taxi no, la prima colazione no,  eccetera eccetera. Sono abusi veri e propri che devono finire, altro che "casta"!
E se c’e’ da mettere mano a un sistema burocratico amministrativo che ci ingessa dalla mattina alla sera, ebbene siamo noi i primi a volerlo radicalmente cambiare!
Non mi voglio dilungare oltre su questo tema, ma ribadisco ancora una volta che se veramente esiste nel nostro Paese una cosiddetta "casta" - pubblica e privata - , noi ne siamo stati, da anni ormai, le parti lese, perché la rappresentiamo. Noi rappresentiamo l’Italia per quello che è, la nostra proiezione non può essere altro.
Noi serviamo il Paese con lealtà, dignità e sacrificio personale, di tutti noi e delle nostre famiglie che ci seguono nelle nostre peregrinazioni, in percorsi imprevisti di vita lungo le strade del mondo sempre più insicure e piene di pericoli, rinunciando a tutto quello che viene considerato normale in una famiglia che non sia una di quelle del circo.
Di Parigi e Londre ce ne sono due al mondo, il resto e' quel che sappiamo, dal Medio oriente ai Paesi afflitti dal terrorismo endemico e dalla criminalità violenta di strada, dove abbiamo avamposti che non possiamo certo considerare alla stregua di una capitaneria di porto o di un commissariato di polizia o di una procura, neanche di quelli che lavorano nei territori più difficili del nostro Paese.
E quando parlo di famiglia, voglio dire anche le coppie di fatto, sia quelle eterosessuali che quelle omosessuali.
E deve essere anche chiaro, se già non lo è, che la diplomazia, non solo quella italiana ma quella di tutto il mondo, non e' dotata di strumenti sovrumani, come qualcuno forse pensa quando leggiamo critiche perché mille passeggeri, bloccati in un aeroporto in sciopero, non sono stati "assistiti" da un nostro consolato che in un'ora non e' stato capace di fornirgli altri mezzi.  Siamo l'unico Paese al mondo, che io conosca, che attiva la propria rete diplomatica per far fronte a disagi di viaggio che in tutti gli altri Paesi sono considerati oneri dei tour operator.
Mi auguro anche che, nel vento del rinnovamento attuale, si voglia fare chiarezza sull'assistenza che possiamo fornire ai cittadini italiani ed europei quando incontrano difficoltà all'estero, abbiamo limiti che sono quelli delle leggi italiane, delle leggi locali e delle leggi internazionali. Leggi che, anche per le migliori intenzioni, come il caso delle adozioni, non possiamo ne' dobbiamo violare.
E parlando di italiani all'estero, ci sarebbe ancora molto da dire su una legge che concede la cittadinanza italiana - mi si permetta di dirlo, so che interpreto l'opinione dei più qui dentro - a milioni di persone che non hanno nessun legame con l'Italia ne' prevedono di averlo, non parlano l'italiano ne' prevedono di impararlo, non sono contribuenti dell'erario italiano anche se incidono sulla spesa pubblica, e chiedono il passaporto italiano solo per viaggiare negli Stati Uniti senza visto, oppure per stabilirsi in Spagna oppure per aprire, se sono ricchi, un ufficio a Londra.
Tutto questo quando ci mancano le risorse per diffondere la cultura italiana, quella sì un vero e proprio "soft power", troppo sottovalutato, della nostra politica estera, anche a beneficio delle numerosissime comunità italiane sparse per il mondo, generate da flussi migratori esauriti ormai da decenni, perfettamente integrate, con successo, e che non chiedono altro che mantenere viva la loro appartenenza culturale.
Possiamo ignorare questo bisogno di cultura, invece che spendere milioni di Euro per far viaggiare sacchi di schede elettorali in giro per il mondo, con affluenze al voto risibili rispetto all'investimento fatto, e con una soddisfazione politica nulla? Credo di no. Come non possiamo più ignorare i bisogni della nuova generazione di italiani che si stabiliscono in Europa, non come emigranti, ma come cittadini europei mobili all'interno del territorio dell'Unione, e ai quali offriamo servizi di utilità poco maggiore di un comune o di una questura, quando invece siamo costretti a finanziare in giro per il mondo giornaletti in lingua italiana di scarsissimo spessore culturale o informativo, solo per mantenere in vita i loro redattori, personaggi che hanno costruito il loro reddito grazie alle peggiori politiche clientelari dei decenni passati, che speriamo non abbiano futuro.
Le ultime generazioni di italiani si organizzano culturalmente in forme ben più evolute, che finora sono sfuggite al nostro radar. Tanto per fare un esempio, per la Germania, andate a vedere “ilmitte.com” e rimarrete sorpresi, favorevolmente. Che cosa aspettiamo a fare parte anche di quel mondo, attivamente?
Vorrei concludere tornando sul punto, che ritengo fondamentale, della dignità e della qualità della nostra professione, quasi sempre svolta nella riservatezza e nella discrezione, come e' giusto che sia, ma che proprio per questo non si manifesta al cittadino comune. Credo che sia un nostro fondato diritto , direi anche un dovere, quello di pretendere che il Governo e l’Amministrazione ci tuteli e ci preservi di fronte ad operazioni mediatiche o pseudopolitiche che mirano a scardinare la nostra professionalità, che e' anche fatta di metodo, disciplina, gerarchia, tanto quanto lo e' la carriera militare. Non possiamo e non dobbiamo sostituirci all’Amministrazione nel compito di difendere la sua e la nostra immagine professionale. Abbiamo dovuto tollerare molti, troppi silenzi e timidezze dell’Amministrazione in questo campo.
Non siamo disposti ad immolarci nel nome di una nuova religione populista che vorrebbe venderci come una casta conservatrice che frena ogni cambiamento.  Chi pensa di farlo, di venderci alle “tricoteuses”, si potrebbe trovare senza  l'unico strumento di politica estera che gli rimane, le persone, visto che di risorse finanziarie non ce sono più a sufficienza, e da un bel po'.
Al contrario, quello che ho detto finora mi pare abbia dimostrato che di cambiamenti ne vogliamo eccome.  Il documento di policy del nostro sindacato, “riFarnesina” è ricco di spunti in proposito. Lo trovate sul nostro sito web ed alcune copie sono qui all’ingresso della sala.
E se si tratterà, oltre i cambiamenti di struttura e di mentalità che ho menzionato, anche di affrontare una riforma del nostro status e del nostro trattamento, siamo pronti a parlarne. Siamo pronti a parlare, per esempio, dei sistemi di avanzamento e dei modi di selezionare e prescegliere i colleghi da promuovere. Siamo pronti a parlare delle nostre promozioni di grado, a cui non segue più, per il quarto anno consecutivo, nessun beneficio economico, una decurtazione di fatto dei nostri stipendi che si reitera per il quarto anno consecutivo, in aggiunta alle altre riduzioni già subite nel nostro trattamento. Abbiamo già dato. Più volte per giunta. Una misura immorale da noi percepita come profondamente demoralizzante.  Le chiamiamo promozioni "bianche”. Ma rappresentano una pagina nera della nostra storia.
Così, se si vorrà affrontare il tema dei nostri compensi per il servizio estero, vorrei ripetere testualmente quanto ho letto sul blog dell'Onorevole Ministro, che il 30 dicembre scriveva: "...E sono convinta anch'io che siano tante, tantissime le cose da cambiare in questa nostra Italia - ed in profondità. Ma sono anche consapevole del fatto che alcuni cambiamenti, per essere reali, profondi, vorrei quasi osare un 'permanenti', richiedono un po' di tempo, di calma, di serenità. Di normalità." E aggiungeva: "...farlo 'normalmente', senza guerre di religione e toni da apocalisse, senza insulti e senza scomuniche. Lavorando. Seriamente, tenacemente, senza nessuna timidezza, con tutto il coraggio che ci vorrà. E ce ne vorrà."
Noi le idee le abbiamo, il coraggio pure. Buon lavoro a tutti, cedo ora la parola al Vice Presidente del Sindacato, Elisabetta Martini, che completerà il discorso programmatico. Grazie.
(applausi)

Elisabetta Martini, Vicepresidente del SNDMAE: Grazie Presidente, in questo clima un po’ di accerchiamento che si percepisce, penso sia davvero utile per il sindacato e per l’Amministrazione mettere a frutto la prospettiva dei neoassunti, che è un po’ differente da quella degli altri e non per questioni generazionali, ma solo in quanto abbiamo ben presente 2 aspetti della situazione attuale:
Da un lato abbiamo la giusta sensibilità per comprendere quel che accade fuori, in quanto abbiamo respirato e condiviso, fino a poco tempo fa, il clima di frustrazione di chi si trova a navigare in un mercato del lavoro immobile. Ma dall’altro stiamo rendendoci conto, sulla nostra pelle, vedendo il carico di lavoro di ciascuno, di come la Farnesina sia semplicemente il bersaglio sbagliato verso cui si sta cercando di indirizzare questa frustrazione, Attraverso una retorica della casta da cui dobbiamo smarcarci.
Una retorica in cui siamo stati inseriti malgrado il pubblico concorso (di primo livello e non    di terzo) e malgrado, a differenza di altri paesi europei (come la Francia) non si provenga      solo dalle Grandi Scuole, ma da grandi e piccole università (pubbliche e private che     siano), indifferentemente!
Siamo dunque molto più rappresentativi della realtà del paese rispetto a tante altre istituzioni e, profondamente incardinati nella realtà del paese, e proprio per questo anche noi subiamo le conseguenze di tutte le disfunzioni burocratiche che purtroppo si sono stratificate. Queste disfunzioni, facendo un danno all’Italia lo fanno anche a noi direttamente, che siamo in prima linea all’estero a giocarci la faccia, la reputazione e la credibilità professionale. Siamo dunque anche noi vittime di un sistema che affligge tutto il paese, nel rispetto del principio di proporzionalità, non siamo gli esodati… però anche noi siamo a favore di riforme contro la burocrazia e contro la casta. Questo deve essere chiaro all’esterno. Purché si sappia davvero individuare quale e chi sia questa casta!  Infatti, se il corpo del paese è purtroppo malato, io mi chiedo: il diplomatico che è il volto del paese all’estero può davvero rappresentare la causa della malattia? O ne è piuttosto il terminale? La verità è che quando si parla di “nota” inefficienza della diplomazia è perché il diplomatico deve spendere molto del suo tempo a camuffare i segni evidenti di una malattia che ha altre radici, altrove! Se la malattia non ci fosse, questo tempo sì che potrebbe essere utilizzato più efficacemente!
Questa consapevolezza però non può restare solo limitata a queste mura!
Non si può pensare in un clima da “ultima spiaggia” di poter continuare a discutere     all’infinito di grandi progetti di comunicazione esterna. Se ormai tutto è comunicazione,   bene. Vuol dire che, senza progetti costosi e divisivi, abbiamo infinite opportunità di             comunicare esternamente la realtà della nostra condizione: al telefono con altre        amministrazioni, de visu con gli esperti a contratto, ma specialmente quando siamo   invitati alle università, scuole, istituti di ricerca.
Queste attività di outreach non possono continuare quindi ad essere considerate ancora solo collaterali ed accessorie, posti dove mandare (qui sì) il “giovane”, il “neoassunto”, senza capirne la potenzialità. Quelli sono i luoghi dove si forma l’opinione pubblica di una società civile in fermento, e dove siede proprio il capitale umano che ora è più frustrato da un mercato del lavoro immobile: studenti, ricercatori, professori spesso senza contratto. E per fortuna oggi è da lì che vengono selezionati i consulenti della classe politica, scalzando un po’ di igieniste dentali, che giovani erano giovani… però…
Queste persone, lontano da essere improvvisate, hanno studiato la nostra stessa quantità di libri, conoscono altrettante lingue, dimostrano la nostra stessa disponibilità alla mobilità internazionale. Trattandosi di persone con le nostre stesse competenze (e spesso qualche titolo accademico in più), costrette da un mercato del lavoro sclerotico a ben altri tipi di trattamenti economico-contrattuali, reclamano in molti casi di potersi sostituire, a più buon mercato, alla nostra categoria. Di fronte a queste persone, non possiamo trincerarci nei Musei o negli uffici, ma si deve cercare un contatto più fluido e meno stereotipato. A parità di competenze, dobbiamo valorizzare la differenza fra il rappresentare società o enti privati ( o spesso solo se stessi) e chi invece ha fatto la scelta di rappresentare un Paese. Dobbiamo ricordare a queste persone che questa scelta per noi non è gratis, e non vuol dire solo ISE, al contrario! Implica enormi obblighi e limiti, nell’espressione delle nostre opinioni personali ad esempio e ci espone anche a rilevanti responsabilità amministrative, civili e persino penali!
Oltre all’outreach ed alla valorizzazione dei nostri impegni, gli Esteri non possono però uscire da questa crisi “reputazionale” senza riflettere profondamente sui propri meccanismi: dobbiamo chiederci se possiamo ancora permetterci, confrontandoci con un gruppo sempre più folto di specialisti internazionali, di continuare ad essere dei generalisti in ogni ambito.
Lo pongo come problema, non mi guardi troppo male il Direttore Baldi!
Dobbiamo poi adeguarci ad una società che richiede flessibilità e che rifugge da roboanti etichette. Si tratta in alcuni casi solo di un lavoro di make up del nostro linguaggio, utilizzando termini che siano più allineati alla realtà dei fatti piuttosto che ad un’immagine stereotipata. Mostriamo candidamente che di più con “meno di così” non si può francamente fare, ad esempio in ambasciate dietro la parola Ambasciatore si cela un Capo Missione è ormai solo il capo di se stesso. Ed a proposito di “rappresentanza”, che senso ha parlare ancora di “ricevimenti” a persone che li identificano solo come eventi ludico-mondani? Chiamiamoli “eventi promozionali”! Utilizziamo un linguaggio più trasparente e dimostriamo, quantifichiamo, che questi eventi sono un mezzo e non un fine.
Se a volte però basterebbe poco per farsi capire meglio, altre volte invece la Farnesina deve dimostrare di sapersi davvero adeguare ai tempi, nella sostanza. In una situazione di risorse decrescenti, non ci si può permettere di tenere delle persone “parcheggiate”, scoraggiarle nel cuore della loro carriera, perché troppo “junior” per ottenere certe posizioni. Il Cursus Honorum dei nostri gradi apicali è la nostra forza, la nostra rete di sicurezza, ma il criterio ispiratore deve essere il merito e non l’anagrafe. Questo ovviamente vale sia in un senso che nell’altro: secondo questa logica non bisogna per forza essere “senior” per svolgere certe funzioni, come non basta essere “giovani” per essere considerati meritevoli! Però chiariamoci su cosa significhi essere “giovani”. Mi dispiace doverlo svelare così brutalmente, ma le generazioni esistano, non esistono solo infinite nuances di gioventù, per poi ritrovarsi improvvisamente “vecchi”. Tra il giovane 25enne ed il giovane 45enne passano 20 anni di esperienza e lavoro. Il Ministero non si può più permettere di sacrificare e affliggere proprio quella fascia generazionale che ora si propone alla guida del rinnovamento del Paese. Lancio così una provocazione:  a 40 anni in Italia si può, finalmente, fare il Ministro degli Esteri, allora perché spesso non si può fare il capo ufficio?
(applausi)

Daniele Mancini - Presidente dell'Assemblea: ...e brava l'Elisabetta! Sicuramente non succedevano queste cose tanti anni fa, ma forse una ventata di rinnovamento ci voleva.
Adesso abbiamo la presentazione dello studio ISPI sulla politica estera a cura del Vicepresidente dell’ISPI, dottor Paolo Magri.

Paolo Magri - Vicepresidente ISPI - Grazie, in realtà, non ho l’intenzione di affliggervi con lo studio ISPI sulla politica estera in questa sede, soprattutto. Sono molto grato al Presidente entrato, così è stato definito Gabriele, ad avermi invitato in un modo piuttosto imbarazzante, perché mi ha chiesto Meucci, di venire a dare i numeri, cosa che sono abituato a fare, ma la cosa bizzarra è che dovrei venire a dare i vostri numeri, nel senso che i numeri sulla presenza diplomatica sulle spese, sono quelli che peraltro lui ha già citato, e che sono fonte Ministero degli esteri. Ma perché, credo, Gabriele Meucci mi ha invitato? E parlerò un momento di questo aspetto. Perché lui ha sentito questi numeri in una presentazione pubblica, la presentazione pubblica che c’è stata la scorsa settimana in cui l’ISPI ha presentato il suo rapporto sulla politica estera del 2013, alla Camera. E qual è stata la novità di quest’anno? Che noi ovviamente abbiamo parlato di come si è modificato lo scenario internazionale, del minor ruolo degli Stati Uniti, dell’Europa sempre più indebolita, degli Stati emergenti, di tutte le cose che ci si aspetta in un rapporto, ma abbiamo posto al centro di questo rapporto un capitolo particolare; un capitolo in cui parliamo delle fragilità istituzionali che l’Italia ha nell’affrontare questo tipo di situazione; e per parlare delle fragilità istituzionale non abbiamo fatto dei grandi discorsi, abbiamo presentato una slide in cui abbiamo mostrato quanti Ministri degli esteri si sono alternati nel periodo 2000-2013 in Italia, e sono per la precisione 11... quel giorno cadeva il Governo, quindi ne avevamo uno in meno… ci sono le mie slide magari? E abbiamo mostrato per supportare questo concetto di fragilità, senza tante parole, ma con delle immagini, quella che è la realtà dei Ministri degli esteri degli altri Paesi. La Russia, nello stesso periodo, ne ha avuti 2 di Ministri degli esteri, il Brasile e la Germania ne hanno avuti 3, quindi il primo elemento che abbiamo posto al centro del rapporto è, cosa che voi conoscete molto bene, ovviamente, la fragilità; ma la seconda novità di questi interventi pubblici che facciamo, è che quest'anno abbiamo messo un altro capitolo sull’altra fragilità del nostro Paese, ovvero le risorse. Ed è qui che entrano in scena i dati del Ministero che noi abbiamo preso, in alcuni casi rielaborato e che abbiamo messo come parte centrale del rapporto sulla politica estera, dove il concetto molto chiaro e semplice… grazie, ecco questa è la slide a cui facevo riferimento prima, il nuovo Ministro, che, spero non sia in sala, è stata infilata sul bordo estremo della slide, sulla quantità dei Ministri cambiati. Ma dicevo che la seconda novità del rapporto è che noi abbiamo messo al centro la questione delle risorse. La questione delle risorse perché, in un concetto molto semplice che in quella sera di presentazione abbiamo ripetuto più volte, deve essere chiaro in un momento di dibattito "perottiano" che ci sta, che si rispetta, che rispettiamo tutti, che si può discutere di alcune storture, se ci sono, ma la questione di fondo è che le risorse con cui l’Italia fa la politica estera sono ad un livello ridicolo. E noi cosa abbiamo fatto, cosa faremo? Non solo lo abbiamo messo nel rapporto, ma porteremo questo rapporto, mi collego a quanto la Vicepresidente diceva poco fa, in dieci Università italiane. Noi abbiamo iniziato con Sassari, ne abbiamo parlato poco prima col direttore Marras, lo abbiamo fatto già a Milano e Roma, lo faremo nei prossimi giorni a Bari, e poi a Firenze, lo faremo a Pisa, lo faremo a Padova, lo faremo a Palermo, cioè noi porteremo nelle varie Università dove già, voi lo sapete, l’ISPI va a parlare di carriera diplomatica e ogni anno visitiamo 5 Regioni a parlare, ne parlavamo con l’ambasciatore Belloni poco fa. Noi oltre a questa iniziativa in cui parliamo di carriera diplomatica, parleremo anche di questo tema, dell’assenza di risorse per la politica estera.
Le slide le conoscete, andrò davvero molto veloce perché abbiamo fatto solo il make up, tornando a dei dati che voi avete fornito e che noi abbiamo, in alcuni casi, solamente riaggiornato.
Un dato lo citava prima… il confronto d’impatto tra le risorse della politica estera dell’Italia e dei paesi con cui ci confrontiamo; il personale complessivo dell’Italia rispetto al personale complessivo dei paesi con cui ci confrontiamo; il personale diplomatico, dove la nostra situazione è sicuramente ancor peggiore; ma soprattutto queste ultime due slide, il fatto che questo personale che è poco viene distribuito su una rete diplomatica, per i motivi che conoscete molto meglio di me, che è comunque estesa come quella di altri Paesi, anche per la presenza dei consolati, con il risultato che è questo... Questa è secondo noi la slide più agghiacciante. Perché agghiacciante? Perché è sbagliata.  E perché è sbagliata? Perché per fare questa slide noi abbiamo ipotizzato che anche gli altri Paesi mandino all’estero solo il 50% dei loro diplomatici, cosa impensabile, perché vorrebbe dire che il Regno Unito che ha 3.500 diplomatici, ne ha 1.750 a Londra, quindi è molto probabile che negli altri paesi di cui non abbiamo dato, la percentuale dei diplomatici all’estero sia ben diversa da quella italiana. Ma anche ipotizzando, sbagliando, che anche gli altri Paesi mandino fuori solo il 50%, il risultato che esce è che noi nelle sedi diplomatiche dove ci sono più Capi missione capi di se stesso, lo diceva prima il Vicepresidente del Sindacato, abbiamo in media 2,1 diplomatici. Su questo… certo si può aprire un dibattito sull’eccesso di personale di ruolo rispetto a quello a contratto in Italia, si può discutere sui meccanismi, lo avete fatto poco fa, se i meccanismi di selezione e promozione sono quelli corretti, si può discutere sulle indennità e sui compensi eccetera, ma questo dato è il dato che rende davvero surreale nel nostro Paese, e lo ripeteremo in ogni sede in cui andremo, un dibattito sulla politica estera italiana. Se noi abbiamo, e voi sapete molto meglio di me che ci sono ambasciate che hanno 8, 10, 12 diplomatici e che quindi ci saranno molte ambasciate e in modo crescente, ambasciate che hanno un diplomatico presente, i famosi Capo missione capi di se stessi. Se noi parliamo di questo, davvero il dibattito diventa surreale. Nei giorni scorsi col direttore Marras abbiamo presentato questo rapporto ISPI-Farnesina sull’Africa, e parlando di Africa sono uscite alcune idee e con un dibattito ricchissimo anche dei progetti ambiziosi, ma dopo noi ci siamo detti, ma noi in Africa abbiamo 19 ambasciate, i Paesi con cui ci confrontiamo ne hanno dai 35 ai 45, e noi abbiamo 19 ambasciate dove una buona parte ha un solo diplomatico responsabile magari di 5 Paesi e senza i fondi per il viaggio per spostarsi di Paese in Paese. Quindi certo possiamo fare delle grandi strategie, come centri di ricerca possiamo fare straordinarie elaborazioni, ma questo è il dato di fondo con cui ci confrontiamo.
Chiudo, avendo terminato nel ridarvi i vostri numeri, con un commento. Credo di avere le credenziali per non essere assoldato nel partito degli anti-Farnesina, anti-diplomatici; l’ISPI forma diplomatici da sempre, informa in Italia sulla diplomazia, ci lavora con i diplomatici, io personalmente sono circa 20 anni che ho avuto e ho a che fare con i diplomatici e conosco il pregio, la qualità, l’onore, la fatica di una carriera, ma detto tutto ciò, e sommessamente, mi permetto di dare un consiglio da esterno: fate qualcosa rapidamente per questa famosa indennità all’estero, perché è davvero difficilissimo gestirla, e quando facciamo queste presentazioni... chiudo con un aneddoto, anche per alleggerire dopo tutte le cose serie che sono state dette da chi mi ha preceduto, chiudo con un aneddoto. Quando andiamo in queste presentazioni in Università parliamo di carriera diplomatica e c’è sempre la domanda su quanto guadagna un diplomatico. C’era a Sassari l’altro giorno e c’è in ogni sede e a questa domanda sono due… con noi a queste presentazioni c’è sempre un diplomatico presente, ci sono due tipi di risposte, di chi non risponde, e questo ingenera in chi ascolta, nei giovani, un enorme fastidio, perché c’è la sensazione che si voglia nascondere qualcosa, e di chi invece risponde con grande sincerità e dice: "Nel mio ultimo incarico, tutto compreso, prendevo una cifra di questo tipo". E vi racconto l’aneddoto con cui chiudo: in una di queste presentazioni eravamo a Bari, aula magna piena, 400-500 persone, pubblico attentissimo. C’è a parlare un vostro collega ora in pensione, che ha chiuso la carriera in una importante sede nel nord America, e sceglie la strada B, quella di essere molto trasparente, e dice: "Io a fine carriera...", adesso non ricordo la cifra, dice: "io a fine carriera, in questo ruolo il mio compenso, tutto compreso, tutto, era di…", faccio una cifra, "30 mila euro"… boato nella sala, esplode il putiferio, e il vostro collega, colto alla sprovvista da questa reazione, dice: "No, fermi ragazzi, guardate che in questo compenso...", e inizia la spiega, "...in questo compenso io gestivo la residenza, ho dato 400 pasti il 2 giugno, avevo 3 camerieri, 2 autisti, dovevo mantenere… due cuochi, solo i due cuochi mi costavano 2.500 dollari al mese…". Silenzio in sala, ragazzino in ultima fila, scugnizzetto, simpaticissimo, alza la mano e dice: "Scusi, a me della carriera diplomatica non mi interessa niente, come si fa a far la domanda da cuoco nella sede dove era lei?". Ecco, questo è quanto volevo dirvi, grazie per avermi dato questa opportunità, in bocca al lupo per il vostro lavoro.
(applausi)

Daniele Mancini - Presidente dell'Assemblea: Adesso chiamo il Segretario Generale, Ambasciatore Valensise ad effettuare il proprio intervento. Se ci vuole raggiungere...

Michele Valensise - Segretario Generale del MAE: Buonasera a tutti, e grazie al Sindacato per avermi dato questa occasione di salutarvi in questa vostra Assemblea. Mi fa piacere vedere rappresentanti di altre Amministrazioni, colleghi, amici, giornalisti, tutti voi, mi fa molto piacere vedere qui il nostro collega Daniele Mancini che generalmente si occupa di una vicenda che ci sta molto a cuore a New Delhi ed è anche un modo di collegarci idealmente a Latorre e a Girone e di confermare loro idealmente anche il nostro impegno che non cesserà mai fino a quando non torneranno in Italia.
Ringrazio il Presidente Meucci, e gli faccio tanti auguri, la collega Martini, il collega Marotta. E' una bella occasione per stare qualche minuto con voi, vi ho ascoltato con molta attenzione. Permettetemi di fare subito un'annotazione: oggi è anche la scelta di un giorno felice che voi avete fatto per far tenere questa vostra Assemblea, è il giorno della fiducia del nuovo Governo... c'è in qualche modo un'aria di nuovo inizio nel Paese, tante speranze, e io spero che sia anche poi il giorno della fiducia per voi e per noi tutti. Perché la mia sensazione è che, nonostante i problemi, nonostante le difficoltà... e il dottor Magri ce le ha anche plasticamente e numericamente esposte, qui dentro... non solo qui dentro in questo palazzo, ma qui dentro tra tutti noi, idealmente, e quindi anche i colleghi che sono fuori, c'è motivo di avere qualche elemento di fiducia, in tutti noi. Vedete... le difficoltà sono sotto gli occhi di tutti e ne parlerò volentieri e mi confronterò molto volentieri con tutti i punti che voi avete sollevato, a cominciare da quello del livello di retribuzione del cuoco, ma c'è un dato di fondo che vorrei sottolineare. Qui dentro noi abbiamo e continuiamo ad attrarre energie giovani, energie valide, passione, motivazione, competenze, sono tutti dati che in altre Amministrazioni dello Stato abbiamo forse più difficoltà ad individuare. Questa non è un'Amministrazione qualsiasi, e quando parlo di Amministrazione non mi riferisco ai diplomatici, mi riferisco a tutto il nostro personale, tutto, dal primo all'ultimo... guardate che non è facile, né da noi e neanche in altri Paesi trovare dedizione, serietà, impegno anche in condizioni così difficili. Io sono stato dieci giorni fa a Kabul, dove ho avuto con un collega che non so se è in aula, non lo vedo... ho avuto anche una manifestazione, diciamo... di benvenuto da parte dell'insorgenza, perché abbiamo dovuto passare un paio d'ore in un rifugio durante un bombardamento ad Herat. Bene. In quell'occasione, ancora una volta, mi sono reso conto della disciplina, dell'impegno, della capacità dei nostri colleghi, di tutti i nostri colleghi, non solo dei diplomatici, di stare sul terreno e fare ordinatamente il proprio lavoro. E' una nuova testimonianza chi mi ha colpito e che mi conferma il fatto che noi dobbiamo essere consapevoli sì appunto delle difficoltà, di tutti i nostri problemi, anche strutturali e in gran parte ereditati da molte cecità passate, ma dobbiamo essere anche molto consapevoli, io credo che voi, i giovani, devono essere anche molto consapevoli della forza positiva che c'è in questa Casa. Questa forza va comunicata, certo va spiegata, va illustrata... ecco stavo parlando di Kabul e mi sembra di vedere una figura nota... ciao! Questa forza e questa energia di cui disponiamo, va liberata, innanzitutto, va resa più fruibile da parte di tutti, in primis da parte degli uffici, e poi va anche comunicata. Allora, sul rendere queste energie più disponibili a beneficio di tutti... guardate, io ricordo una cosa sola, noi abbiamo una Direzione Generale che si occupa di noi, di tutti noi, e che si chiama Direzione Generale per le Risorse Umane e l'Innovazione. Allora, questa I di Innovazione non la lasciamo in secondo piano, consideriamola più presente nel nostro lavoro quotidiano, e per fare innovazione non aspettiamoci, non aspettatevi che le innovazioni vengano dall'alto, le innovazioni migliori sono quelle che maturano negli uffici, dal basso, dalla vita di tutti i giorni, dal contatto con il pubblico, dal contatto con i dossier, con i problemi. Ed  allora stimoliamo, lo dico non solo ai giovani, non tanto ai giovani, quanto ai meno giovani, stimoliamo chi lavora con noi a produrre idee, a produrre proposte, a immaginare delle soluzioni che siano più al passo con i tempi; non siamo prigionieri dei precedenti. Ricordiamoci che se fossimo stati prigionieri dei precedenti, a quest'ora avremmo una ruota quadrata e non rotonda. Quindi c'è spazio per arrotondare molte ruote, soprattutto in un'Amministrazione che ha un riflesso un po' pavloviano al rispetto un po' troppo stringente, un po' troppo cogente, del precedente. Ma io son convinto che tutti insieme, se mobilitiamo delle energie, ce la possiamo fare.
Un punto avete sollevato che mi piace molto, anche per qualche trascorso professionale, è quello della comunicazione. Allora, un'idea che mi piace condividere con voi è questa. Noi abbiamo non il diritto ma il dovere di spiegare meglio cosa facciamo, e abbiamo il dovere non tanto per un'esigenza nostra corporativa, che interessa voi, il Sindacato, ma abbiamo il dovere di farlo, perché questo è il modo migliore per offrire un servizio effettivo alla cittadinanza, alla comunità. Allora, per farlo dobbiamo essere attenti a come farlo e a che cosa raccontare. Quindi, vedo tanti giovani, alcuni di questi giovani... scusate la sincerità, riflettono qualche piccolo vezzo dei più anziani, cioè una certa autocommiserazione, una certa tendenza all'autoflagellazione... "Ragazzi non si va avanti così!". I critici esisteranno sempre ed è giusto che esistano... quindi se c'è qualcuno che vi critica... consultate la lista degli psicanalisti, lasciate perdere, accettate le critiche... valutate se nelle critiche c'è qualcosa di fondato, come spesso avviene, ma soprattutto, datevi e diamoci forza per dare il meglio di noi; e lo possiamo fare. Lo possiamo fare soprattutto in questo momento storico, abbiamo una situazione che non è certo nemica di cambiamenti ed innovazione, purché abbiano un senso e siano efficaci, quindi io incoraggio, come faccio sempre, girando i vari reparti del Ministero, incoraggio i colleghi, i Direttori, i capi delle strutture a stimolare idee, proposte che poi valuteremo, filtreremo, alcune le capiremo altre no, ma il dialogo è aperto, la porta è aperta, le mail sono aperte per qualche cosa che deve essere fisiologico in un'Amministrazione come questa, e che non a caso ha, appunto, come centro nevralgico una Direzione intitolata all'innovazione... E allora, per carità, che questo titolo non rimanga sulla carta ma che sia da tutti noi, nelle diverse responsabilità, del Sindacato, dell'Amministrazione, riempito di contenuto. Questo è un impegno e questo è anche il momento per affrontare discorsi di questo genere.
Una parola in concreto, se permettete, perché non ho certo l'ambizione né la pretesa di monopolizzare il vostro dibattito. Avete parlato di punti molto concreti. Siamo innanzitutto tutti alle prese con una revisione della spesa che è un obbligo di legge, che è una priorità politica che non sorprende nessuno. Tutti noi e forse anche i nostri figli sono chiamati a rispondere di qualche allegra stortura che è stata combinata nel passato. Fatto sta che alla spending review non ci può sottrarre, bisogna essere realistici. Anche qui, anziché la lamentazione infinita e in fondo fine a se stessa, attrezziamoci al meglio, siamo realisti, vediamo di orientare la razionalizzazione dell'uso delle risorse, nel modo migliore, nel modo più produttivo, non solo per noi ma soprattutto per il mantenimento di servizi adeguati. E' quello che abbiamo cominciato a fare come Amministrazione, abbiamo avuto  un dialogo, non ancora... anzi solamente avviato, con il gruppo incaricato dal Governo della spending review... noi personalmente non abbiamo trovato degli interlocutori armati di revolver o di bazooka nei nostri confronti, abbiamo trovato delle persone interessate a trovare con noi delle soluzioni valide e viabili. Se riusciamo a trovarle al nostro interno sarà tanto meglio per tutti, per noi e anche per chi ha questo gravoso compito di razionalizzare la spesa. Se non ci riuscissimo, questi tagli saranno fatti ugualmente, e saranno fatti in maniera molto più indiscriminata di quello che possiamo orientare noi.
Secondo punto, perché lo collego, è una delle voci sulle quali stiamo lavorando molto concretamente e vado nel vivo di un tema che ovviamente è di interesse sindacale. Indennità di Servizio all'Estero. Così non si va più da nessuna parte. L' Indennità di Servizio all'Estero è un fattore di cui io mi sento vittima, non beneficiario. Perché io non riuscirei a stare su di un palco di un'Università a fare il discorso che ha fatto il collega, perché so che ci sarebbe una difficoltà strutturale, consunstanziale a spiegare che quello che entra sul mio conto corrente il 27 del mese, quando sono all'estero, non quando sono in Italia, serve non a pagarmi la gita a Parigi, bensì a far funzionare una struttura anche piuttosto complessa. I termini del problema sono noti, per una serie anche di semplificazioni amministrative che si è voluto seguire in passato, come sapete tutto è confluito in questa benedetta ISE. Non mi meraviglio, né mi scandalizzo di qualcuno che dice: "Ma come, queste cifre... ma come, queste indennità... ". Non è più possibile spiegare che lì dentro c'è qualche cosa che non ha assolutamente nulla a che fare con gli emolumenti e tanto meno con i trattamenti pensionabili, come sapete, del dipendente, ergo si andrà necessariamente - non so se è una buona o cattiva notizia, ma ve la do lo stesso - si va necessariamente verso non solo una maggiore leggibilità ma anche una totale distinzione tra quello che è, quello che spetta a un funzionario  medio su standard al di sotto di quelli europei... perché questa è la verità, al di sotto di quelli europei e va benissimo che noi siamo al di sotto di quelli europei, in questa fase, e quello che viceversa non gli spetta, perché va direttamente per spese che nulla hanno a che fare con i suoi personali emolumenti. Agiremo su tutti e due, perché probabilmente c'è qualche cosa da ritoccare anche e soprattutto sulla parte relativa a rappresentanze o a quello che la collega chiamava pomposamente l'arte del ricevimento... anche in quello credo, e non da oggi, noi stiamo dando prova, ovviamente, anche di saper essere più sobri. I tempi passati sono finiti e andremo avanti in questa direzione.
Aspettatevi da noi una porta aperta. Noi vogliamo condurre questo esercizio della revisione della spesa, e del ritocco... della revisione strutturale e profonda, in particolare dell'ISE, in maniera del tutto trasparente. Non abbiamo nulla da nascondere, ci saranno forse alcuni mugugni... fanno parte della fisiologia, però la porta è aperta e dobbiamo farci carico di tutto il personale, dobbiamo anche cercare di correggere, in questa occasione, il fatto che categorie di personale pur essenziale al funzionamento dell'Amministrazione, hanno bisogno di essere anch'esse tutelate e incoraggiate, perché noi abbiamo, a proposito di stipendi faraonici, stipendi di nostri collaboratori che farebbero venire la vergogna non perché sono troppo alti, ma perché sono assolutamente impresentabili in quanto troppo bassi, caro dottor Magri. Quindi se lei la prossima volta fa un dibattito di questo tipo, abbia la gentilezza di invitare anche qualcuno che rappresenta le categorie meno retribuite di questo Ministero, non solamente gli alti papaveri.
Terzo e ultimo punto, c'è un problema serissimo che ha a che fare, a mio avviso... e vado anche qui sui di un punto concreto, che ha a che fare, prima ancora che con il funzionamento e con la funzionalità, con la morale, è quello che voi avete chiamato le "promozioni bianche". Ora, c'è stato un provvedimento al quale ci siamo adattati, che prevedeva che per l'arco di un triennio determinati avanzamenti non sarebbero stati accompagnati dalle corrispondenti quote di aumento previsto dalla legge. Bene, vi abbiamo rinunciato. Poi c'è stata un'altra proroga di un anno. Poi forse ci sarà un'altra proroga di un altro anno. Nell'arco di questo quinquennio, noi rischiamo di avere due passaggi di grado, addirittura, non riconosciuti ai fini economici. E' una grande ingiustizia e soprattutto è un'amara ingiustizia per i colleghi che in questo regime, nell'arco di questo regime, sono andati in pensione, e che si vedono decurtare, quindi, non una quota di emolumento pro-tempore, cioè con una misura temporanea, come voleva la legge, bensì con carattere permanente per tutta la vita. L'Amministrazione ha fatto tutto il possibile, come sapete, i Ministri si sono impegnati in prima persona... il mio impegno, l'impegno nostro, credo di poter parlare a nome di tutta l'Amministrazione è di cercare in ogni modo di riparare a questa che ci sembra una grande ingiustizia, soprattutto laddove si trasforma un provvedimento tampone, nato cioè su di una base temporanea, in un provvedimento che ha effetti definitivi.
Detto questo, ancora una volta: "Auguri per il Sindacato!". Voi entrate in funzione in un periodo certo difficile, ma anche molto interessante. E' un periodo di cambiamento. Le Amministrazioni, le organizzazioni, le strutture che sono degne di questo nome, sono Amministrazioni e strutture aperte al cambiamento. Elaborate idee, confrontiamole; confrontiamole sempre in uno spirito di apertura, anche di franchezza, ma siate rassicurati sul nostro impegno, sull'impegno dei miei colleghi, e credo anche sull'impegno del nuovo Ministro che è appena arrivata... non ha avuto ancora la fiducia, ma l'ho informata sul fatto che sarei passato a salutare il Sindacato... contate anche sul suo impegno, perché, per come la conosco, so che sarà molto sensibile ai temi che interessano tutti voi e tutta l'Amministrazione degli Esteri... quindi buon lavoro a tutti e ancora auguri.
(applausi)

Daniele Mancini - Presidente dell'Assemblea: Ringraziamo molto il Segretario Generale, l'Ambasciatore Valensise. Adesso parlano... c'è dibattito?

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Ringrazio perché sono presenti gli organismi che abbiamo invitato: l’Associazione consorti, Donne Diplomatiche Italiane, i prefetti e il GLOBE-MAE. Se qualcuno di voi vuole intervenire, è il benvenuto. Vedo l’ambasciatore Mirachian…

Laura Mirachian, Presidente DID: Grazie per aver pronunciato bene il mio nome, è una conquista. Solo due parole, non voglio rubare il tempo ad altri che vorranno intervenire, ma volevo primo ringraziare per questo gesto di attenzione, è così che noi l’abbiamo accolto, di invitarci a questa Assemblea del principale sindacato della Farnesina.
Lo so, la DID, quando io parlo di DID, Donne In Diplomazia, vedo molto spesso i colleghi fare spallucce oppure sorridere, oppure avere qualche malcelato segno di insofferenza… bene, mi dispiace, siamo la seconda metà del cielo, adesso siamo la metà del Governo, e molto presto saremo forse la metà del corpo diplomatico italiano.
La DID rappresenta in questo momento devo dire 100/120 iscritte, siamo il 19% del corpo diplomatico, di già, quindi una grossa conquista; negli ultimi due concorsi evidentemente le donne si sono piazzate come tutti sanno fra le prime cinque, facendosi onore, ho sentito adesso Elisabetta Martini, che saluto personalmente, che non conoscevo finora, fare un intervento per niente impacciato, ti vedo benissimo, Elisabetta, a fare un intervento al giorno, Elisabetta, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, evviva!
Lo scopo principale della DID è evidentemente quello… la DID non è un sindacato, sia ben chiaro, è un’associazione ai sensi dello statuto, è un’associazione che è stata creata una decina di anni fa, quando si è capito che le donne avrebbero voluto scambiarsi le opinioni, ed essere interlocutrici dell’amministrazione di questo Ministero. È un’esperienza affascinante direi, abbiamo adesso un’Amministrazione che considera la DID evidentemente un interlocutore, molto spesso ci vediamo in via informale, certamente lo spirito è evidentemente quello di collaborazione e non di rivendicazione, le colleghe iscritte e le colleghe in generale vedo che sono abbastanza soddisfatte, ci sono poi sempre i casi personali, però sono abbastanza soddisfatte di qual è il loro rapporto con il loro lavoro e con questa e le precedenti Amministrazioni. Quindi le cose stanno andando relativamente bene.
C’è un punto che vorrei segnalare qui, perché approfitto di questa platea, c’è ancora un problema nel rapporto tra la vita personale e la vita professionale, ed è questo il punto, un problema che riguarda la maternità, quindi su questo stiamo interloquendo con l’Amministrazione. L’altro nostro grande obiettivo è quello di rappresentare questa compagine femminile del Ministero Affari Esteri nei network nazionali e internazionali che si sono ormai formati e consolidati  e che collegano varie professioni, varie cose, normalmente i gradi apicali delle amministrazioni o del settore privato. Quindi è questo un plus che noi vogliamo anche fornire proprio al Ministero Affari Esteri, una rappresentanza  femminile che rappresenti non tanto il Ministero, ma l’Italia insomma, in queste sedi internazionali, cito Lagard, Fondo Monetario Internazionale, che essendo arrivata i vertici di una importantissima organizzazione multilaterale, diceva c’è ancora molto lavoro da fare to climb the glass cealing. Lo penso anch’io, anche se penso che molta strada è stata fatta, rispetto ad esempio a quando io sono entrata ed eravamo uno sparuto gruppo che si maschilizzava gradualmente per poter fare carriera. Non è più necessario, esistono piccoli o meno piccoli problemi che però sono oggetto di un dialogo continuativo. Esistono altre donne che si sono organizzate, penso alle prefette, penso alle magistrate, penso alle giornaliste, in Italia, in Europa, all’estero, penso alle parlamentari, e quindi questo voglio dire, aiuta a portare avanti quello che è un comune denominatore, una causa comune.
Io vi ringrazio ancora per averci accolte qui e per avermi dato il diritto di parola che le colleghe iscritte non iscritte certamente apprezzeranno. Grazie mille. Complimenti alla nuova presidenza che si insedia, i complimenti alla piccola Martini li ho già fatti e se avessi potuto… non c’è ma voi riportate il mio commento, vorrei rifare i complimenti per la promozione del Direttore Generale, Elisabetta Belloni, che sta dando una grande mano a tutta la Casa ma anche alla componente femminile della Casa. Grazie mille. Buon lavoro.

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Grazie. Sergio Strozzi ha chiesto la parola... Globe-MAE.

Sergio Strozzi, Portavoce GLOBE-MAE: Saluto il presidente dell’Assemblea, l’ambasciatore Mancini e ringrazio il presidente Meucci per questa possibilità.
Un brevissimo intervento molto sintetico per annunciarvi, per spiegarvi un po’ di questa nuova associazione che è nata a dicembre dello scorso anno, che si chiama GLOBE-MAE, io sono Sergio Strozzi per chi non mi conosce, io sono portavoce dell’associazione, associazione che raggruppa tutti i dipendenti omosessuali della Farnesina, quindi sia quanti appartenenti alla carriera diplomatica sia appartenenti alle aree funzionali. L’associazione è nata da un gruppo di colleghi in maniera un po’ pionieristica, che hanno cominciato a scambiarsi informazioni su come risolvere alcune difficoltà supplementari rispetto ai colleghi eterosessuali della Farnesina e a un certo punto si è deciso di venire allo scoperto, così possiamo dire, con quello che qualche giornalista in questo periodo in cui siamo usciti con alcune interviste, ha chiamato l’outing dei diplomatici. In realtà ribadisco noi abbiamo tra i nostri membri, tra i nostri soci anche aree funzionali, e siamo orgogliosi di rappresentare trasversalmente le categorie impiegate al MAE.
Venendo il mio intervento dopo quello dell’ambasciatore Mirachian, mi fa piacere dire che c’è una componente femminile anche nell’associazione GLOBE-MAE, sebbene per ora su una quarantina le donne siano un 10%, quindi molto poco. L’associazione ha come finalità, si prefigge lo scopo di rimuovere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale all’interno dell’Amministrazione e quindi portare l’Amministrazione, in collaborazione con l’Amministrazione, ma ove occorresse anche in modalità più dialettiche, attraverso ricorsi giurisdizionali ad una parificazione progressiva dei diritti dei dipendenti omosessuali del Ministero degli Affari Esteri rispetto ai colleghi eterosessuali.
Ovviamente fintanto che la legislazione italiana non prevede quello che si chiama matrimonio egualitario quindi anche per le coppie omosessuali, né tantomeno prevede regimi giuridici di tutela per le coppie di fatto, il lavoro dell’associazione e anche la disponibilità dell’Amministrazione, che c’è stata già fin dai primi passi della nostra associazione, è molto difficile, lo capirete anche voi.
Abbiamo incontrato la Ministro Bonino a gennaio, e devo dire mi associo ai ringraziamenti per quello che la Ministro Bonino ha fatto anche per il nostro settore, fin dalle prime mosse della nostra associazione, ricevendoci a gennaio e lavorando insieme all’Amministrazione, in particolare lavorando insieme alla Direzione Generale del Personale per elaborare un nuova schema di decreto ministeriale sull’emissione di passaporti diplomatici di servizio, a prescindere da tutti i temi economici che comporta una maggiorazione della spesa pubblica, la prima esigenza fondamentale per mantenere l’unità della famiglia e della coppia di colleghi omosessuali è quella di garantire l’ingresso e la permanenza dei partners nei Paesi di destinazione, quindi la prima preoccupazione alla quale ci siamo dedicati è stata quella del passaporto. Reitereremo la richiesta alla nuova Ministro, e soprattutto credo che avremo bisogno, e sono qui per questo oggi, dell’appoggio anche del SNDMAE nel portare avanti questo nostro obiettivo che si accompagna ad altri obiettivi sempre in tema di diritti delle persone omosessuali all’interno dell’Amministrazione, ma non solo, tra gli obiettivi c’è anche quello di sensibilizzare invece la nostra rete degli uffici all’estero sul promuovere dei monitoraggi della situazione delle legislazioni dei Paesi di accreditamento in materia di diritti LGBT. Tutto questo con un cappello che è quello dell’Unione Europea, l’articolo 21 della carta fondamentale delle  libertà fondamentali dell’Unione Europea, una direttiva che è la 2000/78, che vieta le discriminazioni sui luoghi di lavoro e, non da ultimo, la nostra carta costituzionale, che vieta le discriminazioni di qualsiasi genere siano.
Confidiamo molto nell’appoggio del SNDMAE, non solo perché è un sindacato prestigioso, importante e maggiormente rappresentativo della carriera diplomatica, ma perché i nostri obiettivi sono perseguibili soltanto laddove ci sia un appoggio davvero delle strutture sindacali oltre che associative che lavorano all’interno dell’Amministrazione e di questo palazzo; quindi vi chiedo fin d’ora, chiedo a tutti i soci e alla dirigenza del Sindacato di inserire il tema della tutela dei diritti LGBT, la parificazione dei diritti dei dipendenti omosessuali tra le attività, iniziative e obiettivi del SNDMAE. Grazie ancora per il tempo, scusate ancora se vi ho rubato del tempo.

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Abbiamo in linea Dejak da Kampala che non può mantenere la linea a lungo...

Daniele Mancini, Presidente dell'Assemblea: Subito dopo ti diamo la parola, ma c'è il collega da Kampala in linea e può cadere… quindi parla adesso il collega Dejak da Kampala.

Stefano Dejak, Rappresentante d'Area Africa: Spero che riusciate a sentirmi… molto bene.
Allora, come sapete dall’altro anno, il Consiglio ha ritenuto, a mio avviso giustamente, di attivare dei Rappresentati delle aree degli iscritti che servono all’estero, mi sembra una iniziativa molto giusta ma che va sviluppata ulteriormente.
Io voglio fare a nome mio e a nome di tutti gli iscritti del SNDMAE dell’area africana veramente i più vivi auguri al nuovo Consiglio e al nuovo Presidente e al nuovo Vicepresidente, voi ci rappresentate e noi vi guardiamo obiettivamente da sedi non facili e vi guardiamo soffrendo tutti quelli che sono gli svantaggi delle sedi, ma anche delle condizioni in cui ci troviamo a confrontarci con ambasciate, come sapete, largamente superiori in organico, con incapacità in risorse eccetera, eppure riusciamo, io credo, a rimanere all’altezza, a far si che il nostro Paese rimanga comunque nel novero di quei Paesi che sono considerati i più importanti. Per questo vi guardiamo con incoraggiamento e con attenzione in quello che fate giorno per giorno per difendere il buon nome della nostra carriera.
L’Africa, soprattutto l’Africa Sub-Sahariana, credo che sia un esempio che merita di essere menzionato quando si dice che la Farnesina comunque sta cambiando e sta cambiando in meglio, ovverosia negli ultimi anni i Capi missione, io sono uno di questi, hanno… sono cambiati, sono cambiati nel senso che diceva il Vicepresidente, sono Capi missione di grado minore magari del passato, non più vicini alla pensione, che hanno impresso un… e io lo vedo leggendo quello che scrivono i miei colleghi negli altri Paesi soprattutto dell’Africa sub-sahariana, hanno impresso un nuovo stimolo e un nuovo impeto e credo che l’iniziativa Italia–Africa che mi auguro sarà ripresa e portata alle sue conseguenze dal nuovo Ministro, possa sfruttare appieno questa… mi sentite ancora? ...bene, che possa portare questa iniziativa… portare a frutto pieno queste energie che qui noi tutti abbiamo e siamo pronti a usare veramente h24, 7 giorni alla settimana.
Però io credo anche che il Sindacato, da un lato debba sviluppare un maggiore coinvolgimento di questa idea che è stata attivata l’altro anno, dando maggiore responsabilità alle aree, cercando di attivarle perché il mezzo del Sndmail non è più sufficiente, a mio avviso, bisogna strutturare meglio il contributo di ciascuno, invece che affidarsi esclusivamente all’effimero e talvolta anche ai limiti di una comunicazione scritta di questo tipo. Quindi trovare i modi per sfruttare le risorse che noi siamo pronti a investire nel Sindacato, perché ci sentiamo obiettivamente offesi da quello che leggiamo, visto il lavoro che facciamo ogni giorno, e tra l’altro, nell’economia del Ministero, io vi dico personalmente io ho fatto l’unico diplomatico di un’Ambasciata che serve tre Paesi, per 28 mesi e grazie a Dio ho da sabato una giovane funzionaria diplomatica, credo di essere il primo dal 1962 qui a Kampala che per così tanto tempo è rimasto senza un numero due, e questo non dipende dal fatto che la Direzione del Personale, a mio avviso, non abbia cercato di aiutarci, dipende dal fatto che l’immagine dell’Africa, obiettivamente, non è sufficientemente valorizzata all’interno del Ministero. Servono maggiori incentivi per chi serve in  queste aree difficili, con noti rischi di sicurezza, sanitari, di ogni genere e di ogni tipo, e che spesso si dimenticano nell’economia del quotidiano, delle priorità anche comprensibili del Ministero. Quindi, io, dette queste cose, vi faccio veramente i migliori auguri e ricordate che ciascuno di noi dall’intero orbe guarda a tutti voi con grande speranza ogni giorno che passa. Grazie.

Daniele Mancini, Presidente dell'Assemblea: Grazie a Stefano Dejak. C’è adesso, aveva chiesto la parola, la signora Francesca Vattani, qui con noi in rappresentanza dell’Associazione consorti… ha la parola.

Francesca Vattani, Presidente ACDMAE: Grazie, Presidente. Prima che la platea si svuoti completamente, volevo dire, a seguito dell’intervento del Presidente dell’associazione che si chiama, mi sembra, GLOBE Farnesina, che da qualche mese l’Associazione consorti ha aperto alle coppie di fatto, quindi ai Same-sex Partners, come si chiamano in Europa, e abbiamo una certa casistica e varie statistiche su quello che succede nei Paesi europei. Alla fine del mese c’è una conferenza Eufaser, cioè una conferenza di tutte le associazioni consorti europee, quest’anno non si parlerà di questo problema ma si parlerà soprattutto del lavoro dei consorti, e anche di altri problemi familiari; comunque volevo anche dire che abbiamo ormai da trent’anni questa associazione europea che ogni anno ha una conferenza in una capitale diversa, quest’anno è capitato a noi, perché l’associazione greca non poteva sostenere le spese di questa conferenza, noi ce la finanziamo da noi soli, e comunque raccogliamo dei dati molto interessanti e volevo dire a tutti che siamo aperti alle loro domande su non solo sui Same-sex Partners, ma su vari altri dati anche economici degli altri Ministeri degli Esteri europei. Abbiamo un sito europeo che si chiama eufasa.org e quindi... guardatelo.
Volevo anche dire che non siamo un’organizzazione femminile, assolutamente, anche se la quota rosa sorpassa di molto quella maschile, siamo aperti non solo ai consorti diplomatici ma anche ai consorti delle qualifiche funzionali, che sono pochi ma che insomma speriamo di incrementare questa parte della nostra associazione.
Non si è parlato per niente di quello che succede ai consorti quando vanno all’estero, comunque direi che è un argomento che potrebbe essere interessante e so che nel SNDMAE se ne discute e io quello che volevo appunto domandare anche al Presidente del SNDMAE, quando ci sono delle discussioni che riaguardano i consorti sia di fatto che quelli… legali, diciamo, possiamo esserne informate, appunto perché abbiamo molti dati che possiamo fornire. Grazie mille e buon lavoro.

Daniele Mancini, Presidente dell'Assemblea: Grazie molte cara Francesca… mi chiedo se abbiamo il collegamento telefonico con il collega Ciarlatani da Mumbai oppure andiamo al dibattito…
(squillo telefonico)
Niente, facciamo il dibattito.
Bene, constatata l’impossibilità di collegarci con Mumbai, mi chiedo se ci sia qualcuno che abbia ancora voglia di prendere la parola, qualora non fosse così il caso, chiedo al Presidente se si va alle conclusioni della mozione programmatica, spero che le conclusioni non comportino ulteriori parole… ah no, deve parlare, perché le conclusioni sono orali…

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Stiamo distribuendo una bozza di mozione che l’Assemblea potrà visionare, l’abbiamo proposta come bozza e poi ciascuno potrà proporre degli emendamenti, e che poi voteremo e poi costituirà la… diciamo il brogliaccio, il libro di bordo del Consiglio direttivo… un attimo di pazienza, stanno arrivando le fotocopie…
(pausa)
In attesa che arrivino le fotocopie… si legge?
Questa è una bozza che abbiamo messo giù… punto primo.
L’Assemblea generale dei soci dà mandato al Consiglio di svolgere la sua azione lungo le seguenti linee prioritarie:

  • Adoperarsi affinché venga valorizzato, anzi tutto con il Governo, il Parlamento e le forze politiche, il ruolo strategico del Ministero degli Affari Esteri e della diplomazia nel sistema di relazioni internazionali dell’Italia. In questo senso, sollecitare l’adozione di un documento di strategia del Governo che dovrà fondare l’azione di politica estera italiana.

Ci sono emendamenti? Approvato.

  • Opporsi ai tentativi di delegittimazione della funzione diplomatica e della dignità di tutto il personale degli Ministero degli Esteri, che non ha mai rappresentato né rappresenta una “casta”, ma ne è semmai una parte lesa. A questo proposito, vigilare ed intervenire in veste sindacale per fronteggiare possibili varie ipotesi di riforma dello status e del trattamento metropolitano ed estero, affinché le eventuali modifiche non si tramutino in un danno per i dipendenti e non siano il frutto di pressioni irrazionali populistiche e demagogiche.

 

Emendamenti, proposte?

  • Eliminare l’ipocrita ed immorale misura punitiva delle “promozioni bianche”, che demotiva i funzionari colpiti, ormai pari a un terzo della carriera, discriminandoli dai pari grado risparmiati. A tale scopo anche utilizzando la collaborazione di studi legali professionali incaricati dal sindacato. Affrontare il problema della titolarità degli uffici da parte dei dirigenti col grado di Consigliere di legazione.

(commenti in sottofondo)
Infatti essendo nuove non abbiamo potuto metterla nella bozza... qui non si parla di date… non è che se nel 2015 si reiterano non è più immorale ed ipocrita...

  • Adoperarsi affinché il bilancio del Ministero degli Affari Esteri non subisca ulteriori tagli irrazionali, considerato che gli stanziamenti per la politica estera italiana sono scesi a un livello tale che è lecito chiedersi se l'Italia sia ancora in grado di svolgere con la dovuta efficacia una politica estera seria.

Questo mi pare che sia difficile non essere concordi.

  • Sollecitare l’Amministrazione a mettere rapidamente mano ad un sistema di valutazione e di avanzamento di carriera dei funzionari non autoreferenziale ma più moderno ed aperto, basato sulla continua formazione, test pratici ed operativi di valutazione con punteggi, con delle griglie che consentano la effettiva differenziazione delle caratteristiche dei valutati, la messa in evidenza degli aspetti suscettibili di approfondimenti e miglioramenti, la valorizzazione delle capacità di leadership e di lavoro di squadra, di assunzione di responsabilità ed in particolare di autonomia di giudizio.

 

...soprattutto quest'ultima cosa.

Prevedere per il personale non diplomatico del Ministero degli Esteri percorsi di carriera soddisfacenti che valorizzino le qualità e le professionalità individuali, in una prospettiva di miglioramento della loro posizione funzionale e del relativo trattamento economico lungo il percorso professionale.

Bene… approvato.

  • Ottenere assicurazioni circa la messa in pubblicità anche dei posti a Roma, fino al livello di Direttore Centrale e Capo Unità, inclusi i Consiglieri Diplomatici, mediante l’emanazione di una Circolare ministeriale che definisca, analogamente che per le liste di pubblicità all’estero, job description, termini di presentazione delle domande e criteri adottati.

 

Silenzio-assenso.

  • Ottenere assicurazioni sull’ordinato svolgimento della carriera e sui posti dell’organico vacanti e disponibili, tanto dei gradi (bollettino) quanto delle funzioni (sedi all’estero). Ottenere dall’Amministrazione una corretta valutazione degli organici disponibili per l’avanzamento di ciascun concorso, che deve poter avere una realistica visione del proprio futuro professionale.

(commenti fuori microfono)
Cioè si intende dire la possibilità, avendo le carte in regola, di avanzare in carriera e non essere bloccati dal fatto che non ci sono posti in organico… al fine dei tagli ai posti dirigenziali eccetera, e quindi avere una visione del futuro in cui uno può prevedere… non dico con la precisazione matematica, ma in via approssimativa quale sarà il suo sviluppo professional,e salvo incidenti di percorso… incidenti che non devono essere quelli che bloccano le promozioni…

Luigi Maccotta: Non "futuro"… io metterei "sviluppo", "progresso"… un concetto che dia una misura qualitativa… se volete, così...

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Allora va bene così il 7?

  • Riformare il sistema burocratico-amministrativo che ingessa procedure e strutture della politica estera italiana e obbliga i funzionari ad anticipare costi per missioni istituzionali, rimborsati con mesi di ritardo. Trovare sistemi per adire le vie legali contro gli abusi dell’Amministrazione, anche attraverso l’utilizzo di studi legali professionali incaricati dal sindacato. Mettere in condizione i titolari di obblighi e responsabilità all’estero di gestire tali obblighi e responsabilità con mezzi adeguati a farvi fronte. Denunciare i casi in cui ai funzionari vengono assegnati strumenti, strutture o personale inadeguati a tali obblighi e responsabilità. Ottenere dall’Amministrazione documenti di policy universali (oltre il dettato delle leggi) ed istruzioni inequivocabili per i servizi consolari da offrire nell’intera rete, così da eliminare approcci volontari individuali che hanno finora creato danno all’immagine del servizio consolare nel suo complesso.

 

Chiaro?

  • Vigilare affinché ogni comportamento dell’Amministrazione si dispieghi in applicazione del principio di legalità e nel rispetto dei diritti civili, dei diritti umani e delle prerogative legali proprie dei dipendenti di uno Stato di diritto. Evitare che i funzionari vittime all’estero di atti illeciti altrui debbano anche essere puniti dall’Amministrazione per essersi trovati in quella condizione. Vigilare affinché anche in tali casi i funzionari vengano tutelati dall’Amministrazione, anziché emarginati per fini di immagine.

Passo al punto 10.

  • Favorire i nuclei famigliari anche all’estero, con particolare attenzione all’inserimento lavorativo volontario dei consorti, alla salute e alla scolarità dei figli. Superare almeno nel nostro ordinamento il ritardo culturale e giuridico in materia di diritti civili e di non discriminazione per il genere e l’orientamento sessuale, e in particolare tutelare le coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali.

Ci sono proposte? Emendamenti? Niente …

  • Sollecitare una diversa allocazione delle risorse per la politica estera italiana, privilegiando la diffusione della cultura italiana presso le comunità italiane sparse per il mondo, e aumentando l'attenzione verso i bisogni della nuova generazione di italiani che si stabiliscono in Europa come cittadini europei mobili all'interno della UE, rinunciando a politiche demagogiche di facile concessione della cittadinanza italiana a soggetti che non hanno nessun legame reale con l'Italia. A tale scopo riformare la legge sulla concessione della cittadinanza italiana ed eliminarne le più perverse distorsioni.

(commenti fuori microfono)
...politica estera, possiamo togliere ‘italiana’…

Antonio Verde: …privilegiando la diffusione della nostra cultura presso le comunità italiane sparse per il mondo e... aumentando l’attenzione verso i bisogni della nuova generazione di cittadini, magari... concittadini…

Claudio Miscia: A mio avviso, ma sarebbe difficile spiegarlo approfonditamente adesso, bisognerebbe scrivere ‘riformare le norme sulla cittadinanza italiana’. Avevo presentato presentato al presidente del consiglio uno studio in cui cercavo di suggerire come eliminare i più… quegli effetti che più ricadono sui consolati semplicemente cambiando delle circolari e non la legge, quindi se siete d’accordo vi proporrei questo, poi posso riparlare in seguito. Personalmente trovo che le politiche che riguardano la concessione facile della cittadinanza italiana non siano demagogiche, risalgono al 1912, quindi mi sembra difficile definirle come tali. In realtà c’era una volontà punitiva e vessatoria degli italiani all’estero, quando furono fatte quelle leggi. Quindi, per quanto mi riguarda, ma se siete d’accordo, io metterei ‘rinunciando alle politiche di facile concessione della cittadinanza italiana’. Grazie.

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Ecco così... Va bene, altre osservazioni?

  • Modificare secondo il buon senso e criteri di ragionevole realismo le leggi elettorali che prevedono il voto all’estero, razionalizzando anche gli onerosi sistemi di rappresentanza delle collettività degli italiani all’estero che le mutate dinamiche sociali hanno reso ormai inattuali e inefficaci. Impegnare l’Amministrazione a modificare l’assetto normativo attuale.

(voce fuori microfono)
Sì, sono linee direttive, che non è che le modifichiamo noi, ma insomma, l’obiettivo è quello, sono obiettivi, ecco…

(voci fuori microfono)

Davide Marotta, Segretario Esecutivo: …a proporre la modifica…

Giovannella Rossi, Rappresentante Sezione Soci in pensione: L’ultima frase… non è il Consiglio del SNDMAE che lo può fare…

Davide Marotta, Segretario Esecutivo: Si, certo, non ancora …

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Allora possiamo dire per chiarezza…
Va bene? C’è qualche punto aggiuntivo da proporre? Qui finisce la bozza di mozione.

Daniele Mancini, Presidente dell'Assemblea: Presidente, vorrei fare io una proposta, un tredicesimo punto da non inserire qua dentro.
Non si può proporre ad un’Assemblea di queste dimensioni una mozione di questo tipo. Spiego meglio, in modo costruttivo, desidero dirvi questo, credo che sia meglio, o sarebbe opportuno, per meglio dire, che le mozioni fossero circolate prima, prima dell’Assemblea, in modo da proporre proprio come modalità di dibattito e in una democrazia, in una cerchia quanto più numerosa possibile di colleghi ed iscritti ad intervenire. Non solo forse sarebbe utile che ci fosse un documento programmatico prima della riunione stessa, non ci vedrei niente di male, erano una volta i partiti politici che facevano le tesi sulle quali si misuravano poi durante il congresso. Si può fare o si può non fare, ma a me sembra sconveniente porre all’ordine del giorno una mozione... in democrazia i  numeri contano, che  viene approvata da… saremo 20? Non credo. Saremo 20 e abbiamo cominciato che eravamo un centinaio, quindi forse oggi c’è stata una caduta di attenzione verso la fine dell’evento, comunque una mozione che impegna la vita del Sindacato e del Consiglio per l’anno successivo, dovrebbe essere deliberata, approvata, dibattuta da un numero di colleghi superiore.  Questo... dato che leggevamo di misure di saggezza, questa mi sembra una cosa di buon senso e di saggezza pure, forse vale la pena che il Consiglio e il sindacato ci riflettano per l'esercizio futuro.

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Ci troviamo ora a gestire un’Assemblea che segue regole fissate ai tempi pre-informatici, in una fase in cui oramai tutti ci scambiamo e-mail, esiste sndmail eccetera. Le mozioni si prendono di solito alla fine di un’Assemblea e non all’inizio, se la gente va via è ovvio, una volta la gente veniva all'Assemblea perché non c’era altro modo di sapere quello che si diceva, oggi siamo tutti collegati.
Se l’Assemblea è d’accordo e ha i numeri per farlo, potremmo fare una mozione con un punto unico, che è quello di chiedere al Consiglio di modificare le regole dell’Assemblea, e in via del tutto eccezionale per quest’anno, sottoporre l’approvazione della mozione in rete. Non abbiamo altra soluzione…

Daniele Mancini, Presidente dell'Assemblea: Si può non farlo, ma credo che sia una questione di buon senso, impegnare il Consiglio sindacale per l’anno successivo su una mozione che è stata portata all’attenzione di 20 persone e che è stata approvata da 20 persone è diverso che farlo con un pubblico differente. Dicevo di farla circolare prima perché possono esservi molti pareri, molti arricchimenti, il bello della dialettica sindacale o di un organismo partecipativo è proprio quello di incrociare pareri eccetera, qui mi sembra che è stato autorevolmente sostenuta la mozione del rinnovamento: dal Segretario Generale, da Elisabetta, da molti di coloro che sono intervenuti, questa può essere una cosa che potrà essere considerata per l’anno futuro, non è detto che debba essere fatto adesso.

Antonio Verde: A me pare che è stato fatto anche in passato, di far circolare la mozione prima per raccogliere contributi e poi presentare in Assemblea una versione consolidata. Poi ovviamente, una volta che è circolata prima una versione per contributi, nel momento in cui c’è un’Assemblea e circola una versione consolidata, ovviamente chi non è rimasto fino alla fine dell’Assemblea lo ha fatto per propria volontà, ma nel caso specifico, nel caso attuale, ha ragione Daniele nel dire che effettivamente una mozione approvata solamente da 20 persone senza averla conosciuta prima, può avere delle debolezze. Si può approvare, ma questo non impedisce che venga comunque sottoposta in rete successivamente, nonostante l’approvazione dell’Assemblea per modifiche o integrazioni che possano essere approvate anche successivamente, in modo tale da far quadrare il cerchio per questa volta con una prospettiva poi diversa per l’anno prossimo per quello che sarà il Consiglio successivo.

Silvio Mignano: Grazie. Io avrei un suggerimento operativo, forse apparentemente in controtendenza rispetto agli sviluppi tecnologici. Ho notato negli ultimi anni, da quando esiste la possibilità dello streaming, che è di per sé una gran cosa, la partecipazione all’Assemblea è molto scesa. Ora siccome a un organismo di tipo sindacale, diciamo latentemente politico, credo che sia molto importante garantire una partecipazione fisica, effettiva, perché il dibattito che si crea in queste circostanze con un’Assemblea è difficile da sostituire anche nel mondo di oggi, io suggerirei per l’anno prossimo, credo tecnicamente si possa fare, di continuare a garantire lo streaming per chi si trova all’estero, e di non garantirlo all’interno del Ministero. Può sembrare provocatorio, ma secondo me all’interno del Ministero sarebbe utile che per due, tre ore… non è poi una cosa così drammatica, anche con i nostri ritmi di lavoro, chi sia interessato, chi voglia, partecipi all’Assemblea.

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: È infatti quello che avviene…

Silvio Mignano: Non c’è lo streaming interno?

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: No, no…

Stefano Beltrame: Se posso dire anch’io la mia voce, effettivamente quello che dice ambasciatore Mancini è giusto, è chiaro che ci dovrebbe essere una grande partecipazione, io per primo sono stupito nel vedere poche persone in questa sala, peraltro io sono qui solo per una caso fortuito, non dovrei essere in Italia. Però se noi stiamo… pratici, diciamo, considerando che questo documento non mi pare abbia nulla di rivoluzionario rispetto al dibattito fatto in maniera molto estesa su strumenti informatici, quindi questo non è un colpo di mano, io direi è giusto tutto quello che diciamo, aggiorniamo la tecnologia al ventunesimo secolo anche nel Sindacato, però approviamo questa mozione.

Davide Marotta, Segretario Esecutivo: Il mio timore è che facendola circolare dopo ci troveremmo centinaia di richieste, di proposte di singoli soci di modifica, di emendamento... ognuno di noi ha il suo stile e ognuno cerca di far prevalere il proprio e non ne usciremmo più. Però sostanzialmente i punti sono stati individuati, enucleati, alla luce del dibattito che si è svolto in questi ultimi mesi su sndmail cui tutti hanno contribuito, quindi come diceva Stefano, non c’è nulla di rivoluzionario, anzi sono tutte questioni abbondantemente sviscerate su cui riteniamo legittimamente ci sia la prioritaria attenzione dei soci.

Elisabetta Martini, Vicepresidente: Scusate, anch’io sono d’accordo con quanto detto dall’ambasciatore Mancini, che effettivamente si può prendere un impegno che dall’anno prossimo la mozione sarà fatta circolare in anticipo, anche per indirizzare, orientare il dibattito, renderlo più attuale, però il sndmail vale… la democrazia diretta vale al contrario... ex post e ex ante. Questi punti riflettono quanto uscito su sndmail, anche quanto uscito qui sul dibattito e appunto riflettono, forse anche senza saperlo quanto detto dall’associazione GLOBE, quindi si può secondo me approvare anche per una semplice ragione, che all’ordine del giorno c’era scritto all’ultimo punto ‘approvazione della mozione’, quindi chi è andato via sapeva che avrebbe non ottemperato al voto e quindi ha lasciato agli altri, in pratica implicitamente la delega, però impegnandosi per l’anno prossimo.

Daniele Mancini, Presidente dell'Assemblea: Io non voglio essere colui che ha creato scompigli eccetera, è semplicemente che, dato che tutti noi teniamo a questo nostro Sindacato… credevo di averlo detto nell’incipit, forse non sono stato chiaro, dall’anno prossimo, cioè la mia idea è studiare una modalità che consenta anche a coloro come me che sono soggetti passivi del Sindacato, che cioè seguono con attenzione ma difficilmente trovano tempo e modo di intervenire, di conoscere quelli che sono gli orientamenti, senza giungere in sala, ascoltare appunto la relazione del Presidente del nostro Sindacato e poi approvare una mozione infine. Se tutto ciò viene reso disponibile in anticipo, che può essere o meno ricompreso dai temi che sono stati dibattuti nelle ultime settimane e mesi, trovo che sia un vantaggio per la democrazia e un vantaggio per le modalità di espressione di tutti quanti. Questo è quello che volevo dire, a valere dall’anno prossimo.

Davide Marotta, Segretario Esecutivo: Io come punto 13b, a questo punto, più una riflessione interna come Consiglio, anche ipotizzare un’articolazione diversa dell’Assemblea, perché rimanere in 20 ci fa sembrare più deboli, ce lo possiamo dire, nei confronti dell’Amministrazione, in realtà magari ci stanno seguendo in cento, in questo momento, però è chiaro che in un giorno feriale, dopo le 16, 16,30, si deve tornare in ufficio, quindi forse anche concentrare, modulare diversamente i lavori, gli ospiti esterni, rimodulare un po’ i tempi per consentire una più agevole trattazione, magari la mozione all’inizio, e i discorsi e gli interventi dopo, o la mozione diventa un modo di dibattere, diventa un pretesto per articolare il dibattito, ecco, dovremmo ragionare, penso, anche su questo.

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Grazie, sì, la mozione è un atto con cui un’Assemblea, alla fine della sua riunione, tira le sue conclusioni e dà un mandato al Consiglio direttivo. Il Consiglio direttivo, da quando esiste il SNDMAE almeno, predispone una bozza di mozione per evitare che i soci si mettano ad idearla al momento dell’Assemblea, cosa che dovrebbe essere, in realtà. Quindi se noi facciamo girare prima dell’Assemblea, quindi prima ancora che si svolga un dibattito, una mozione, quindi dà per scontato che il dibattito abbia un certo svolgimento, prima ancora che esista, sembra un po’ bulgaro, insomma, lo facciamo lo stesso, praticamente il giorno stesso dell’Assemblea come proposta, proprio perché abbiamo già testato gli argomenti su cui si andrà a parare, ma non vedo come si possa proporre prima, in mancanza di un dibattito, a meno che non si faccia un’Assemblea senza il dibattito, cosa che potrebbe anche esserci ma che mi sembra un po’ strano per la… cioè quello che voglio dire è che questa bozza di mozione è un gesto grazioso e non dovuto che il Consiglio fa all’Assemblea dei soci per risparmiargli il lavoro di idearla al termine dei lavori, perché nel mondo ideale, dopo questa Assemblea dovrebbe esserci un gruppo di soci, diverso dal Consiglio che si riuniscono nella stanzetta là dietro e la scrivono… non so, così ho visto sempre fare, anche ai tempi in cui SNDMAE non aveva nessun computer finiva sempre così. Non so che dire… io ritengo che comunque quest’Assemblea abbia comunque i titoli per approvare ogni cosa, è validamente convocata, il numero legale c’è, siamo in seconda convocazione, potremmo anche rivoluzionare tutto, cambiare lo statuto… non metterei in dubbio questo atto formale.

Claudio Miscia: Posso? Se noi dobbiamo fare qualcosa di nuovo, prendiamo atto che qualcosa è cambiato dall’inizio del SNDMAE, quindi a mio avviso è buono il suggerimento di far circolare… non la chiamiamo mozione, chiamiamola spunti di riflessione, come vogliamo, facciamola circolare una settimana prima, prendendo atto che esiste una tradizione per cui il Consiglio del SNDMAE presenta una bozza. Si fa circolare la bozza, qual è il problema? Non è la mozione finale. La mozione finale sarà discussa qui. La bozza la si fa circolare, e aggiungo io, se mi permettete, bisognerebbe far circolare anche i bilanci, perché quelli, in genere, si fanno circolare anche prima delle assemblee condominiali, io direi scriviamo il punto 13, impegniamo il Consiglio a… non so neanche se occorra modificare lo statuto, ma insomma... a muoversi in questo modo a partire dalla prossima Assemblea.

Gabriele Meucci, Presidente del SNDMAE: Chi lo vuole scrivere?

Claudio Miscia: ...impegna inoltre il Consiglio a...  in vista della prossima Assemblea generale, a far circolare preventivamente bilanci e bozza di… mozione la vogliamo chiamare?

(voci fuori microfono)

Daniele Mancini, Presidente dell'Assemblea: Infatti se posso concludere, avendo gettato per primo la pietra nello stagno, se posso concludere per parte mia, io ritengo che non ci sia nessun punto da aggiungere a questa mozione che verrà approvata così come è perché riflette il nostro comune sentire.
È una riflessione quella che credo questo Consiglio e quello che verrà debbano portare avanti per misurarsi con un mondo che cambia, evidentemente. Dato che parlo di un mondo che cambia, io ricordo che quando eravamo, alcuni di noi in questa sala, un po’ più giovani, eravamo... c'erano le assemblee dei partiti o anche dei sindacati e quelli si facevano con delle tesi che circolavano in precedenza e a me quello sembrava un argomento di buona democrazia, quello di... il gruppo dirigente dell’epoca che si presentava all’epoca si chiamavano congressi, noi adesso la chiamiamo, nel nostro contesto, Assemblea, si faceva precedere da un documento programmatico, che era quello su cui poi sarebbe stato chiesto il voto, ci sarebbe stato un confronto di idee eccetera, quindi una cosa di questo tipo non mi sembrerebbe inverosimile; una concettualizzazione di questa stessa mozione che abbiamo fatto, non fare circolare prima la mozione, ma una sorta di riflessione di quello che il Sindacato ha fatto durante l’anno e di quelle che sono proposte operative sulle quali chiede la... legittimazione per l’anno successivo, dopo di che c’è l’Assemblea, ci potrà essere, magari, una partecipazione più numerosa se imporranno dei limiti alle persone per esprimere il proprio pensiero, e poi la mozione effettivamente può essere benissimo, come credo che democrazia imponga, o consigli per lo meno, debba essere fatta alla fine, come processo di ricezione di tutto ciò che è stato previsto in anticipo.
Ecco questo è quello vi volevo dire. Ripeto non ho… sono soltanto un tesserato, anche se noi non abbiamo tessere, credo, Presidente, di questo Sindacato e non ho nessun titolo per partecipare in modo particolarmente eloquente in merito alle vostre deliberazioni, però come mi avete chiesto di fare il Presidente dell’Assemblea, ho voluto buttarvi là la mia idea. È  un peccato, effettivamente, che avendo cominciato in 100 alla fine siamo meno di 10/15 persone a decidere, tutto qua.

Stefano Beltrame: Chiedo scusa, vorrei riprendere la parola, io credevo di essere stato bravo a non riprendere la parola e dire quello che pensavo, però riprendendo quello che dice Luigi, un intervento lo voglio fare, ma in due parti.
Allora se posso, la prima cosa che voglio dire è che dato che la mozione è approvata per l’unanimità dei presenti, quindi leviamo questa parte, in effetti io mi ero trattenuto dal dire, e questo lo sviluppo, che in effetti una volta in Assemblea si discuteva sul serio, adesso con le nuove tecnologie giustamente invocate, il dibattito è permanente sulla rete, io sulla rete ho dato delle idee che non ritrovo qua dentro, e in particolare avevo proposto per due volte di fare causa per diffamazione al mitico professore della Bocconi, perché secondo me se uno vuole avere un dialogo con persone che hanno un interesse diretto a vedere il sangue della persona nell’arena davanti ai leoni, diciamo, non può pensare di farlo con la grazia, deve avere sia il bastone che la carota. Facendo un dibattito postumo, io direi, nel tempo che corre come ci dobbiamo preparare alle nuove tecnologie? Io penso che ci dovremmo preparare a essere molto più aggressivi nella difesa di quello che è stato detto giustamente non è soltanto il nostro lavoro, è una funzione essenziale per la sicurezza del Paese. Non solo, quello che diceva Ferrara, non so se è iscritto al nostro Sindacato o meno, in rete, da fare questo documento che vedo ripreso qua e mi fa molto piacere, secondo me è molto opportuno. Io credo che nel dibattito che c’è stato in rete, e non oggi, abbiamo sbandato un po’ troppo su quali sono le vere funzioni della diplomazia, noi ci siamo fatti una ubriacatura, se posso dire, di questa idea della difesa del Made in Italy, io avendo fatto un po’ tutta la mia carriera su questo, ho sviluppato una sorta di reazione anafilattica, diciamo, come diceva un famoso tedesco, quando sento la parola Made in Italy, la mano mi corre alla pistola, anche perché nelle norme europee, della UE di cui noi facciamo parte, ormai non si può più fare la tracciabilità geografica nazionale dei prodotti, i prodotti sono prodotti nell’Unione europea, non c'è più l’olio d’oliva fatto in Italia, c’è l’olio d’oliva fatto nell’Unione europea, quindi noi molto spesso nella nostra retorica siamo in ritardo sul mondo che abbiamo davanti e siamo in difficoltà a rappresentare il Paese dove siamo. Trovo giustissimo ricalibrare la nostra proiezione di noi stessi sulla sicurezza nazionale, che in Italia con una situazione di guerra civile in Siria, con l’Iraq non stabile, con il Libano che guarda cosa fanno i suoi vicini, con l’Egitto che è dove sappiamo, con la Libia che è dove sappiamo, con la Tunisia che è dove sappiamo, l’Algeria che ha fatto… che si venga a discutere della opportunità della funzione diplomatica è incredibile, quindi io credo che noi dovremmo ricalibrare questo, e centrare più sulla sicurezza più che sull’aiuto all'esportazione e sul Made in Italy che non esiste più, che è stato ucciso dalle norme comunitarie. Quindi, diciamo, io trovo giusto discutere queste cose, però effettivamente, nel XXI secolo, ce le siamo dette in rete, un documento può essere fatto anche in questa maniera, io credo che sia importante andare sempre avanti e  non rinviare a cosa? Cioè concentriamo le nostre energie nei passi da fare, come ad esempio chiedere al nostro legale se ci sono le condizioni per fare causa al mitico professore bocconiano. Grazie.
(applausi)

Francesco Fransoni … quindi siccome non è nostro compito fare brevi cenni sull’intero universo, noi non possiamo rifare la politica estera italiana, che non ci compete peraltro, perché non è il nostro lavoro, io direi di accontentarci umilmente di approvare questa mozione e di vedere cosa si può fare per raccogliere un più ampio consenso l’anno prossimo con una pubblicazione di spunti, idee, bozze, quello che vi pare, circolate una settimana prima, e limitarci oggi ad approvare questa mozione e chiudere questa Assemblea, perché eravamo 20, adesso siamo 15, tra poco siamo 11 e non arriviamo neanche a una squadra di calcio, quindi ecco, vediamo cosa si può fare. Grazie.
(applausi)

Daniele Mancini, Presidente dell'Assemblea: Bene, per le funzioni che mi sono state attribuite all’inizio di questa Assemblea, la dichiaro chiusa. Buonasera a tutti.
(applausi)