L'importanza della Farnesina
24 ottobre 2018
Caro Direttore,
ho letto l'articolo del 4 ottobre (Voi
salireste a bordo di un aereo con un equipaggio di dilettanti?) in cui scrive:
«La Farnesina, come competenza, non ha nulla da invidiare a Foreign Office
(UK), Quai d'Orsay (Francia), Auswärtiges Amt (Germania)». Quello che gli
uomini e le donne della Farnesina purtroppo invidiano ai ministeri degli Esteri
citati sono le risorse umane e finanziarie. Vent'anni orsono i nostri residenti
all'estero erano 3,6 milioni, oggi sono 5,6 milioni; il bilancio della
Farnesina è passato nello stesso periodo dallo 0,28% della spesa pubblica allo
0,09%. A titolo di confronto, i francesi residenti all'estero sono 1,8 milioni,
ma il personale di cui dispone il ministero degli Esteri francese è un multiplo
del nostro. Le medesime considerazioni valgono per le imprese: mentre il 50%
dell'export tedesco è generato da 50 grandi società, in Italia, per arrivare
alla stessa percentuale, ne occorrono 1.000, con richieste di assistenza molto
più diversificate. Unioncamere del Veneto e CGIA di Mestre hanno stimato in
oltre 20 volte il ritorno sul Pil della spesa per la Farnesina, eppure i
confronti sono impietosi: a Pechino vi sono 11 diplomatici italiani, 30
francesi, 51 tedeschi. Insomma: gli altri hanno capito il ruolo
svolto dalla diplomazia per l'economia e per i residenti all'estero. Noi, che
ne avremmo assai più bisogno, ancora no. Francesco Saverio De Luigi
Presidente SNDMAE (Sindacato Nazionale
Dipendenti Ministero Affari Esteri)